Gregorio XI e il richiamo alla storia della Chiesa
Il dipinto che domina la sala immortala un momento cruciale: il ritorno di Papa Gregorio XI a Roma nel 1377, dopo la lunga parentesi della cosiddetta “cattività avignonese”. Quell’evento segnò non solo il ristabilimento della sede papale nella Città Eterna, ma anche un atto di riaffermazione dell’autorità e della libertà spirituale della Chiesa.
La scelta di Papa Leone XIV di collocarsi proprio sotto quell’immagine non è affatto casuale. È un chiaro messaggio rivolto ai fedeli e al mondo intero: una volontà di rinsaldare l’unità cattolica, di riaffermare il legame profondo con la tradizione romana, e di mostrare una Chiesa solida nelle sue radici.
Un gesto di autorità e identità cattolica
Il ritorno di Leone XIV nella Sala Regia non rappresenta solo una celebrazione del passato. È un modo per riportare in vita una percezione di una Chiesa che guarda al futuro forte della propria storia, della propria autorità spirituale e della propria identità.
Come hanno notato molti osservatori, la scena di un pontefice che, dopo oltre un decennio, sceglie di sedersi nuovamente nella sala del trono, proprio sotto quel quadro evocativo, esprime un desiderio chiaro: riallacciare i fili con la tradizione più autentica del Vaticano e trasmettere ai fedeli un senso di continuità e di appartenenza.
Un ritorno alla solennità che “sembrava perduta” — come è stato sottolineato da alcuni storici — e che oggi riemerge con forza, grazie a un gesto che ha saputo parlare più di mille parole.
