
Riformisti del PD: il nodo Europa e l’ombra di Azione
La tensione ha assunto i contorni di un vero scontro politico. “Se la segretaria sceglie le posizioni di Marco Tarquinio, Paolo Ciani e Cecilia Strada, minoritarie nella socialdemocrazia europea, ne prendiamo atto. Ma noi stiamo con i vertici delle istituzioni europee, senza farci schiacciare a destra da Ursula, ma con fedeltà all’Europa e alla NATO”, hanno dichiarato fonti riformiste del Pd secondo quanto riporta “Affari Italiani”.
Ad aggiungere peso alla protesta interna è arrivata l’uscita pubblica di Dario Franceschini, da mesi silente. L’ex ministro, solitamente misurato nelle uscite pubbliche, ha mandato un messaggio chiaro alla leader: “Con il centro il Pd vince. Il leader? Onorato, la sindaca Salis, Manfredi. Conte va lasciato sfogare”. Una frecciata diretta a chi, come Schlein, sembra guardare più a sinistra che al centro.
Intanto, mentre si avvicinano le elezioni regionali e Bruxelles si prepara a votare sul piano per il riarmo, il rischio di una rottura vera si fa più concreto. E non sarebbe solo simbolica: una parte del Pd potrebbe passare con Azione, portando via consenso e quadri politici. L’equilibrio è sempre più instabile, e il futuro del Partito Democratico ancora una volta appeso a una linea sottile, tesa tra Europa, Nato e una base elettorale in continuo movimento.