Pensionato cade per strada e muore, poi la grave accusa
La tragedia del 28 settembre 2023 vede come vittima Aldovino Lancia, cittadino molto conosciuto in zona. Secondo le ricostruzioni, la sua caduta sarebbe stata provocata dalle condizioni critiche del manto stradale, caratterizzato da buche e assenza di manutenzione. La Procura individua nella gestione carente della viabilità urbana un punto cruciale dell’intera vicenda.
Alla sbarra finiscono l’ex sindaco Francesco Casciano e un dirigente comunale, entrambi accusati di omicidio stradale. Le indagini pongono l’accento sia sulle presunte omissioni nei controlli tecnici sia sulla mancata segnalazione delle irregolarità pericolose presenti sulla carreggiata. Il dibattimento giudiziario promette di analizzare ogni dettaglio per attribuire eventuali colpe e prevenire futuri casi simili.
Le accuse formalizzate dalla Procura si basano su un quadro di negligenza e imperizia. In modo particolare, vengono evidenziate la carenza di controlli periodici, la mancanza di interventi tecnici tempestivi e l’assenza di segnaletica di pericolo. “Non sono stati installati i cartelli necessari ad avvisare del pericolo”, si legge negli atti dell’accusa. Questo elemento, secondo i magistrati, costituisce un grave difetto di diligenza nella gestione del patrimonio stradale comunale. La vicenda assume contorni ancora più paradossali in relazione alle politiche adottate dall’ex sindaco Casciano. Durante il suo mandato, infatti, era stato promosso il ricorso alla mobilità ciclabile come forma di trasporto sostenibile, senza però assicurare un’adeguata cura delle infrastrutture. Questa discrepanza tra promozione della bicicletta e reale sicurezza delle strade diventa uno dei nodi centrali su cui si concentra il processo in corso.
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Implicazioni legali e amministrative: cosa cambia ora?
L’apertura del processo di primo grado rappresenta un punto di svolta non solo per la comunità locale, ma anche per l’intero sistema della pubblica amministrazione italiana. L’accusa di omicidio stradale rivolta a un sindaco e a un dirigente comunale per presunte omissioni nella manutenzione del territorio è destinata a sollevare un dibattito più ampio sulle effettive responsabilità degli enti pubblici. Nel caso in cui venisse riconosciuta la colpevolezza degli imputati, si creerebbe un precedente giuridico di grande rilievo, in grado di ridefinire i criteri di responsabilità per amministratori e funzionari. La gestione delle infrastrutture stradali non potrebbe più essere considerata una mera questione tecnica, ma diverrebbe un tema centrale di sicurezza pubblica e tutela dei cittadini.
Il processo, dunque, non si limita a ricostruire le cause di un singolo episodio drammatico, ma si configura come una vera e propria verifica delle politiche di prevenzione e manutenzione adottate dalle amministrazioni comunali. La sentenza attesa potrebbe determinare nuove linee guida operative e influenzare in modo significativo le future strategie di gestione del territorio urbano. Proprio per questo, l’attenzione dell’opinione pubblica e degli operatori del settore rimane alta: la vicenda di Collegno potrebbe segnare una svolta storica nella definizione dei rapporti tra cittadini e istituzioni in tema di sicurezza stradale. Resta aperta una domanda fondamentale: come garantiranno in futuro gli enti locali la protezione degli utenti deboli della strada?