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“Perché l’ho uccisa”. Femminicidio Benevento, Salvatore Ocone confessa

La psicosi cronica e i precedenti sanitari

Un aspetto centrale emerso dalla conferenza stampa riguarda le condizioni di salute mentale dell’uomo. Ocone era seguito da anni per una psicosi cronica, con colloqui trimestrali presso un Centro di igiene mentale. Nel 2011 era stato sottoposto a un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso), ma da allora non erano più stati segnalati episodi di particolare gravità né denunce da parte dei familiari.

Questa diagnosi, mai associata a episodi violenti fino a ora, apre nuovi interrogativi sul rapporto tra fragilità psicologica, monitoraggio clinico e prevenzione di tragedie domestiche. «Dopo quell’episodio non ce ne sono stati altri», hanno confermato gli inquirenti, sottolineando come il quadro clinico dell’uomo non avesse mai fatto presagire un’escalation simile.

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Una comunità sotto shock e il bisogno di risposte

L’orrore di Paupisi ha lasciato una comunità sgomenta, incapace di spiegarsi una simile esplosione di violenza in una famiglia apparentemente normale. I vicini e i conoscenti descrivono Ocone come una persona silenziosa, ma nulla lasciava presagire un epilogo tanto drammatico. Al dolore si aggiunge ora la necessità di fare chiarezza sulle responsabilità, anche in relazione alla gestione sanitaria di un uomo affetto da psicosi cronica ma ritenuto non pericoloso.

Il processo di accertamento giudiziario sarà inevitabilmente lungo, ma la tragedia di Paupisi apre un dibattito più ampio sul legame tra salute mentale e prevenzione della violenza familiare. Nel frattempo, gli occhi sono tutti puntati sulla figlia sopravvissuta, che lotta in ospedale per riprendersi e che rappresenta la sola speranza rimasta in una famiglia segnata per sempre.

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