Le parole del figlio maggiore: «Una gabbia litigiosa»
«Quella casa era diventata un ambiente insopportabile, una gabbia litigiosa da cui sono scappato». Con queste parole, Mario Ocone ha descritto la tensione che da tempo regnava nella villetta di Paupisi. Dopo il diploma presso l’Istituto Alberghiero di Castelvenere, il giovane aveva deciso di trasferirsi a Rimini, dove aveva trovato lavoro in un ristorante. Non solo un’occasione professionale, ma anche una scelta di sopravvivenza emotiva per allontanarsi da un clima familiare che lui stesso non riusciva più a sopportare.
La sua vita sembrava aver preso una direzione diversa, lontana dalle dinamiche conflittuali tra i genitori. Poi, la notizia improvvisa, giunta fino all’Emilia-Romagna: «È successo qualcosa a tua madre». Da quel momento, il viaggio verso casa si è trasformato in una corsa contro il dolore, fino alla scoperta che la tragedia era molto più grande di quanto immaginato.
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Comunità sconvolta e ricerca di risposte
La comunità di Paupisi e l’intera provincia di Benevento sono sconvolte da una strage che ha lasciato più domande che risposte. Come spesso accade nei casi di violenza familiare, emergono testimonianze di conflitti pregressi e tensioni mai risolte, che col tempo si sono trasformate in un baratro di dolore.
Ora l’attenzione è rivolta alla sopravvissuta, ancora ricoverata in condizioni delicate, e a Mario, l’unico figlio adulto rimasto, chiamato a sostenere la sorella e a fare i conti con una ferita che segnerà per sempre la sua esistenza. Mentre la giustizia ricostruirà la dinamica dei fatti, resta il bisogno urgente di comprendere come prevenire tragedie simili, dove la violenza domestica si trasforma in una condanna per intere famiglie.