
Il match point che ha consegnato a Jannik Sinner la vittoria alle ATP Finals non resterà impresso soltanto per il gesto tecnico, ma soprattutto per le emozioni che ha suscitato fuori dal campo. Quando il rovescio di Carlos Alcaraz ha superato la linea di fondo, gli occhi di tutti si sono rivolti alla panchina azzurra. Umberto Ferrara, il preparatore fisico che ha accompagnato Sinner negli ultimi mesi, è stato travolto da un pianto intenso e liberatorio. Nascosto tra le mani, Ferrara ha lasciato che le lacrime scorressero, mentre il resto del team celebrava l’abbraccio collettivo con il giovane campione.
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La scena che ha commosso Torino: un pianto che dice più di mille parole
Le lacrime di Ferrara non rappresentavano solo la gioia per la vittoria, ma racchiudevano la fine di un periodo complesso, segnato da sfide personali e collettive. In quei momenti si è condensato tutto il peso di un anno difficile, funestato dal caso Clostebol e dalle sue conseguenze. Nessuno, più di lui, poteva comprendere quanto quell’episodio avesse inciso sul percorso di crescita di Sinner e sulla serenità dell’intera squadra.

Il ritorno di Ferrara nello staff tecnico, avvenuto pochi mesi prima del trionfo torinese, era stato il segnale di una volontà precisa: ricomporre un gruppo capace di sostenere Sinner non solo dal punto di vista atletico, ma anche emotivo. Rimettere ordine dopo la tempesta, ricostruire fiducia e automatismi, questi sono stati i compiti principali di Ferrara. Un lavoro silenzioso, spesso dietro le quinte, ma fondamentale per permettere all’atleta di tornare ad esprimersi al massimo livello.
La vittoria di Torino non è stata, quindi, un semplice risultato sportivo. Per Ferrara è stata la conferma che la fiducia riposta in lui e nella sua professionalità aveva trovato piena giustificazione. La scelta di richiamarlo, dopo un periodo lontano dalla squadra, si è rivelata decisiva nel ristabilire gli equilibri necessari a raggiungere uno degli obiettivi più ambiziosi della carriera di Sinner.
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