La pm ha chiesto l’assoluzione per Sgargabonzi, lo scrittore di Arezzo (al secolo Alessandro Gori) che ha ricevuto l’accusa di diffamazione da Piera Maggio, madre di Denise Pipitone. L’udienza di oggi ha fatto discutere molto, sui social e non solo relativamente al concetto di libertà di espressione.
Cos’è successo
Dobbiamo tornare a 7 anni fa, precisamente nel 2014, per il decennale della scomparsa di Denise Pipitone. Come si legge su ArezzoNotizie, la madre di Denise era costantemente impegnata per le ricerche della piccola ed era presente su diversi programmi tv.
Lo scrittore è finito nei guai perché ha presentato uno spettacolo di satira nera, che però non è mai andato in onda. In questo spettacolo si usavano parole che hanno fatto male emotivamente a Piera Maggio, che ha deciso così di denunciarlo.
Queste le frasi al centro del ciclone.
La prima: “Piera Maggio, madre di Denise Pipitone, nuovo volto del spot Lerdammer”.
La seconda: “Stasera al supermercato ho visto la signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bambina scomparsa qualche anno fa. Così sono andato a riempirmi il carrello con un sacco di roba e gliel’ho portato, dicendole: …E non voglio più vedere quel faccino triste. Non mi aspetto un encomio per questo. È una goccia nel mare, certo. Ma gocciolina accanto a gocciolina..”.
E anche la locandina: “Curiosità pruriginose su Denise Pipitone con diapositiva e Simmenthal – Giovanni Falcone: il Renato Rascel dell’antimafia?”.
Gargabonzi si era poi scusato con Piera Maggio attraverso il suo blog e diceva che le sue erano delle battute volte a prendere in giro non tanto la madre ma il circo mediatico che si era creato attorno alla vicenda.
Secondo la pm, queste frasi non sarebbero offensive appunto per come ha spiegato l’artista aretino. Il 20 dicembre il giudice, Isa Salerno, dovrà prendere una decisione in merito. È intervenuto l’avvocato difensore di Gori dicendo che “la satira dell’artista non era rivolta verso questa mamma e tanto meno verso la bambina, piuttosto era una critica al sistema mediatico che spettacolarizza questi casi di cronaca e strumentalizza il dolore delle famiglie”.