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Processo a Ciro Grillo, salta la sentenza: tutto rimandato. Il motivo

Le arringhe degli avvocati della difesa

Dalla parte opposta, le difese dei quattro imputati hanno puntato tutto sulla presunta inattendibilità della vittima e sulle contraddizioni nei verbali. L’avvocato Enrico Grillo, cugino di Ciro, ha contato ben 387 punti di criticità nelle dichiarazioni della ragazza, evidenziando i numerosi “non ricordo” dei testimoni.

Per i legali di Corsiglia e Capitta, la ricostruzione della parte civile non reggerebbe ai fatti. Uno di loro ha perfino sottolineato che la ragazza avrebbe potuto scappare, trovandosi in una casa all’interno di un complesso abitato. Un argomento che ha sollevato forti reazioni in aula. Di contro, la parte civile ha insistito sul “clima sessualmente predatorio” che sarebbe emerso dalle chat e dai messaggi scambiati dai ragazzi dopo quella mattina, descrivendo un atteggiamento tutt’altro che rispettoso verso le donne.

Sei anni di indagini e processi

Il procedimento, iniziato con una denuncia del 2019, ha attraversato quasi tre anni di indagini e altrettanti di udienze, con momenti di grande tensione e scontro tra accusa e difesa. Il rinvio della sentenza rappresenta un ulteriore allungamento dei tempi per un processo che da anni attira l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica.

La vicenda non è mai stata solo giudiziaria, ma anche mediatica, per via del coinvolgimento del figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo. Un dettaglio che ha contribuito a rendere il processo ancor più osservato e commentato.

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L’attesa per il 22 settembre

Per conoscere l’esito bisognerà attendere il 22 settembre, quando il tribunale tornerà a riunirsi per ascoltare le ultime repliche e ritirarsi in camera di consiglio. Solo allora si saprà se il racconto di Silvia verrà ritenuto credibile oppure se prevarrà la linea difensiva degli imputati.

Fino a quel giorno, il processo resta sospeso, con una sentenza che avrebbe dovuto essere scritta oggi e che invece continua ad essere rinviata, lasciando aperta una ferita che da sei anni attende una parola definitiva.

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