L’impatto del conflitto sull’equilibrio europeo
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha evidenziato come la temporanea riduzione della pressione militare abbia favorito la Russia nel rallentare i negoziati. Zelensky ha dichiarato: “Appena la pressione si è allentata, i russi hanno cominciato a sabotare il dialogo”. Secondo Kiev, l’incertezza sulle forniture militari occidentali, in particolare i missili Tomahawk, ha permesso al Cremlino di guadagnare tempo prezioso sul campo.
Parallelamente, si moltiplicano i tentativi di destabilizzazione in Europa orientale. In Romania, il servizio di intelligence SRI ha annunciato di aver sventato un tentativo di sabotaggio ai danni della società logistica ucraina Nova Post a Bucarest. Due cittadini ucraini, secondo le autorità, avrebbero agito su coordinamento diretto dei servizi segreti russi per collocare ordigni incendiari. Le indagini suggeriscono la presenza di una rete operativa più estesa, con ramificazioni anche in Polonia.
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Repressione interna e violazioni dei diritti umani
Mentre il conflitto continua sul piano militare e diplomatico, si accentua la repressione interna in Russia. Il caso della giornalista e attivista Olga Komleva è emblematico: arrestata nel marzo 2024 per la sua collaborazione con la Fondazione anti-corruzione dell’oppositore Aleksei Navalny, è stata condannata a 12 anni di detenzione con l’accusa di aver diffuso “fake news” sull’esercito russo. Komleva, detenuta nel centro di Dyurtyuli, in Bashkortostan, avrebbe perso l’uso della parola in carcere, come riferito in una lettera inviata al marito.
Secondo fonti indipendenti, tra cui Meduza e OVD-Info, la giornalista avrebbe subito maltrattamenti fisici e psicologici durante la reclusione. Il marito di Komleva aveva già denunciato episodi di violenza sessuale da parte del personale carcerario, interrotti solo dopo l’attenzione suscitata da media e legali. Il processo si è svolto a porte chiuse e i dettagli restano avvolti nella riservatezza, alimentando la preoccupazione della comunità internazionale.
Komleva, affetta da diabete, ha inoltre incontrato difficoltà nell’accesso ai farmaci essenziali. Il suo caso si inserisce in un contesto di crescente repressione verso la società civile russa, in particolare contro chi sostiene la causa di Navalny o critica apertamente l’operato del Cremlino. La giornalista aveva seguito da vicino le proteste in Bashkortostan e collaborato con il network indipendente RusNews, subendo già in passato arresti durante le manifestazioni del 2021.

Le prospettive di una soluzione negoziata
La complessità del quadro attuale rende estremamente difficile la prospettiva di una risoluzione negoziata del conflitto. Il dialogo tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il segretario di Stato americano Marco Rubio risulta al momento sospeso, mentre il summit tra Putin e Trump resta ancora avvolto nell’incertezza. I tentativi di trovare una mediazione si scontrano con posizioni inconciliabili e la mancanza di fiducia reciproca tra le parti.
Aumentano intanto le pressioni su Washington per rafforzare il sostegno militare a Kiev, mentre l’Unione Europea continua a discutere nuove sanzioni contro Mosca. Le istituzioni internazionali, dalla ONU alla Corte penale internazionale, ribadiscono la necessità di rispettare il diritto internazionale e di tutelare i diritti umani, ma il clima resta segnato da diffidenza e incertezza.