L’alleanza scomoda con Teheran
Il dettaglio del B-2 non è secondario, perché richiama direttamente il rapporto tra Mosca e Teheran. Negli ultimi anni, la Russia di Putin e l’Iran di Khamenei hanno consolidato un’alleanza politica e militare, condividendo interessi in Siria, in Medio Oriente e, più in generale, nell’opposizione al blocco occidentale. Vedere quell’aereo in cielo proprio durante l’incontro con Trump non poteva passare inosservato: un messaggio chiaro, che unisce la forza militare alla diplomazia. Nella politica internazionale i gesti contano quanto le parole. In questo caso, l’apparizione del B-2 ha reso l’incontro ancora più carico di simboli. Da un lato la ricerca di un’intesa, dall’altro il promemoria che la supremazia militare americana resta una costante. Putin, abituato a orchestrare scenografie di potere, si è trovato stavolta nel ruolo di spettatore: un leader che alza lo sguardo e vede nei cieli dell’Alaska l’immagine concreta della forza avversaria.
Un fotogramma che diventa storia
Non servono grandi discorsi per capire il significato di quella scena. Lo sguardo di Putin verso il cielo, il bombardiere che passa sopra la sua testa, il legame con gli scenari di guerra in Iran: tutto contribuisce a trasformare un semplice video-flash in un frammento di geopolitica. Un promemoria che, tra sorrisi e strette di mano, la vera partita si gioca altrove: nei cieli, nei bunker e nelle strategie militari. E il B-2, apparso proprio in quel momento, ne è la più spettacolare dimostrazione.