Il missile Burevestnik e la nuova corsa agli armamenti
Poche ore prima, il capo di stato maggiore russo Valery Gerasimov aveva reso noti i risultati del test del Burevestnik, un missile da crociera a propulsione nucleare capace, secondo Mosca, di percorrere 14mila chilometri. Putin, visitando un centro di comando militare, lo ha definito «invincibile» e simbolo della «nuova generazione di armi russe». Il lancio, avvenuto il 21 ottobre, si inserisce nella strategia del Cremlino di esibire potenza militare e rafforzare la posizione russa sullo scacchiere ucraino.
Da parte russa, Kirill Dmitriev, rappresentante per la cooperazione economica estera, ha dichiarato che gli Stati Uniti erano stati informati dei test e ha accusato Washington di «sforzi titanici per far deragliare il dialogo». La risposta americana è arrivata immediatamente: il segretario al Tesoro Scott Bessent ha definito Dmitriev «un propagandista del Cremlino» e ha ribadito che la strategia di massima pressione economica «sta funzionando».


Il mondo sull’orlo di una nuova guerra fredda
Nonostante il crescendo di tensione, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato che Mosca resta «interessata a mantenere buone relazioni con tutti i Paesi, inclusi gli Stati Uniti». Ma ha anche ammesso che «un conflitto complesso come quello ucraino non può essere risolto da un giorno all’altro». Trump, da parte sua, ha escluso per ora un incontro diretto con Putin «senza garanzie concrete su un accordo».
Con i test del Burevestnik e del Poseidon, la Russia segna un nuovo capitolo della corsa agli armamenti nucleari. Mentre Mosca mostra i muscoli e Washington insiste sulla diplomazia, il mondo torna a fare i conti con lo spettro della guerra fredda: una competizione dove la forza atomica diventa, ancora una volta, la moneta del potere globale.