La vittima era una vecchia conoscenza della famiglia
Emma Teresa non era una sconosciuta. Per anni aveva vissuto sullo stesso pianerottolo del ragazzo e della sua famiglia, di origine sudamericana. Nonostante un recente trasferimento, il rapporto era rimasto saldo soprattutto tra le due donne: la madre del ragazzo, infatti, aiutava spesso la pensionata con le faccende domestiche. Un legame di fiducia e di vicinato che sembrava resistente al tempo e alle distanze.
Ma qualcosa si è incrinato. Nelle dichiarazioni alla polizia, il quindicenne avrebbe raccontato che Emma si era rifiutata di aiutarlo a “scappare”. Da cosa o da chi, non è ancora chiaro. “Le avevo chiesto una mano, poi abbiamo litigato. Lei non voleva”, avrebbe detto agli inquirenti. Una spiegazione che però non convince del tutto chi indaga, e che apre numerosi interrogativi.
Leggi anche: “Abbiamo incastrato Alberto”. Garlasco, spunta il messaggio choc della cugina di Chiara

Un ragazzo fragile, con un passato oscuro
Il ragazzo frequenta una scuola poco distante dal luogo dell’omicidio. È incensurato, ma secondo alcune fonti avrebbe avuto problemi psichici, pur non essendo mai stato in carico a un centro psico sociale (Cps). Un aspetto che ora sarà al centro delle indagini, insieme alla ricostruzione di quanto accaduto in quei minuti terribili nell’appartamento della vittima.
La Squadra Mobile di Milano ha già ricostruito i primi dettagli: l’aggressione, la fuga improvvisata, il ritorno a casa e la confessione. Ora il 15enne è accusato di omicidio volontario. Un’accusa pesante, che potrebbe cambiare per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. Ma restano ancora molti tasselli da sistemare, a partire dal vero movente.