
Un gesto disperato ha sconvolto Roma e, indirettamente, uno dei processi più discussi degli ultimi anni. Nel pomeriggio di martedì 2 settembre, alla stazione San Paolo della metro B, un ragazzo di 22 anni si è tolto la vita gettandosi sui binari al passaggio del treno. Una tragedia che ha avuto ripercussioni non solo sul piano umano, ma anche giudiziario: la vittima era infatti il figlio del giudice Marco Contu, presidente del collegio che sta celebrando il processo a Ciro Grillo e ai suoi
tre amici.
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La tragedia a San Paolo
L’allarme è scattato poco dopo le 15, quando alcuni passeggeri hanno visto il giovane scavalcare la linea gialla e gettarsi sui binari.
L’impatto con il convoglio in arrivo non gli ha lasciato scampo. La circolazione della metro è stata immediatamente sospesa per consentire l’intervento dei soccorsi, ma per il ragazzo non c’è stato nulla da fare.
Le testimonianze raccolte dalle forze dell’ordine hanno concordato che non si è trattato di un incidente ma di un gesto volontario. Lo choc dei presenti è stato enorme: molti pendolari hanno assistito impotenti alla scena.
Chi era il giovane
La vittima era il figlio del giudice Marco Contu, presidente del collegio giudicante di Tempio Pausania, in Sardegna. Aveva solo 22 anni e studiava a Roma, lontano dalla città in cui lavora il padre. Un ragazzo giovanissimo, con una vita ancora da costruire, stroncata in maniera improvvisa e drammatica.
La notizia della sua identità è stata accolta con sgomento nel mondo giudiziario e ha avuto un impatto diretto sul processo che il padre stava conducendo. Una coincidenza tragica: proprio nella giornata di ieri era attesa la sentenza nel procedimento che vede imputato Ciro Grillo, figlio di Beppe Grillo, insieme ai tre amici Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria.
Processo Grillo Jr: la sentenza rinviata
Il processo, seguito con enorme attenzione dai media nazionali, era giunto all’atto finale. Dopo anni di indagini e udienze, ieri si sarebbero dovute tenere le ultime repliche delle difese e la camera di consiglio per la sentenza. La Procura aveva chiesto nove anni di reclusione per ciascuno degli imputati, accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una studentessa milanese in vacanza a Porto Cervo nel luglio 2019.
La sentenza, prevista per il 3 settembre, è stata rinviata al 22 settembre a causa del lutto che ha colpito il giudice Contu. La presidente facente funzione, Caterina Interlandi, aveva proposto un rinvio di sole 24 ore, ma gli avvocati delle difese si sono opposti con fermezza:
«Non è pensabile discutere davanti a un padre che ha appena perso un figlio. È impensabile e inaccettabile».
Le parole degli avvocati in aula
La giornata di lunedì, poche ore prima della tragedia, era stata segnata dalle arringhe finali. L’avvocata Giulia Bongiorno, legale della ragazza che denunciò la violenza, aveva sottolineato la forza della sua assistita: «La sua vita è stata passata ai raggi X, scandagliata in ogni dettaglio, ma non è emerso nulla per screditarla. È solo una ragazza che ha avuto il coraggio di denunciare».
La difesa, invece, aveva insistito sull’inaffidabilità del racconto della giovane evidenziando contraddizioni e “non ricordo” nei verbali e nelle testimonianze. «Come possiamo dire che sia attendibile?» aveva domandato l’avvocato Enrico Grillo, cugino dell’imputato Ciro.
Un confronto durissimo che stava per concludersi con la sentenza, ora rinviata di tre settimane.

L’intreccio tra vita privata e pubblica
La tragedia del figlio del giudice Contu ha gettato un’ombra pesante non solo sul processo, ma anche sulla riflessione pubblica. La vicenda mostra quanto la vita privata e quella professionale possano intrecciarsi in maniera drammatica.
Un padre, chiamato a guidare un processo dal clamore mediatico enorme, si trova ora a vivere il lutto più doloroso. E mentre la macchina della giustizia deve proseguire, il rispetto umano ha imposto una pausa Inevitabile.
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Attesa e dolore
Il rinvio della sentenza prolunga l’attesa per tutte le parti in causa: la ragazza che da sei anni chiede giustizia, gli imputati che rivendicano la propria innocenza, l’opinione pubblica che segue con attenzione ogni passaggio. Ma soprattutto lascia spazio al dolore privato di un padre, che ora deve affrontare la perdita più atroce.
Il 22 settembre, data fissata per la sentenza, non sarà un’udienza come le altre: il peso di questa tragedia accompagnerà inevitabilmente la decisione del tribunale.