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Referendum, sondaggio-bomba: dati clamorosi, chi vince e chi resta malissimo

Tendenze dei sondaggi e percezione della riforma tra gli elettori

I numeri diffusi da Youtrend non rappresentano un caso isolato, ma si inseriscono in una serie di sondaggi sul referendum Nordio che, nelle ultime settimane, hanno registrato una sostanziale stabilità del consenso verso il Sì.

Le ultime rilevazioni confermano infatti una tendenza complessivamente favorevole alla riforma della Giustizia, che una parte consistente dell’opinione pubblica sembra interpretare come un intervento necessario per affrontare criticità storiche del sistema giudiziario italiano. Tra i temi più richiamati dagli intervistati figurano la lentezza dei processi, l’efficienza degli uffici giudiziari e i delicati rapporti tra potere politico e ordine giudiziario.

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante una conferenza stampa
La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein durante una manifestazione

Affluenza stimata e peso politico del referendum costituzionale

Un elemento determinante per l’esito del referendum sulla riforma Nordio sarà il livello di affluenza. Secondo le stime fornite da Youtrend, la partecipazione al voto, allo stato attuale, si collocherebbe attorno al 56% degli aventi diritto. Si tratta di una proiezione destinata a poter cambiare nel corso della campagna elettorale, che è ancora in una fase iniziale e che è attesa intensificarsi nelle prossime settimane.

Le diverse forze politiche e i rispettivi comitati stanno concentrando gli sforzi proprio sulla mobilitazione degli elettori, con l’obiettivo di consolidare o ribaltare il vantaggio registrato dai sondaggi. In un referendum costituzionale come questo, non essendo previsto il quorum, l’esito finale viene determinato esclusivamente dai voti espressi: anche uno scarto minimo può risultare decisivo.

Il risultato della consultazione avrà dunque un peso rilevante non solo sul destino della riforma della Giustizia, ma anche sugli equilibri politici complessivi del Paese, incidendo sui rapporti tra maggioranza e opposizioni e sul prosieguo dell’azione di governo.

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