Preparare un kit d’emergenza
La prevenzione, ricordano gli esperti, non richiede bunker da film hollywoodiani. Serve piuttosto un kit d’emergenza semplice ma efficace: acqua potabile, cibo a lunga conservazione, una torcia, una radio a batterie e nastro adesivo per chiudere le fessure. Piccoli dettagli che nella vita di tutti i giorni possono sembrare superflui, ma che in uno scenario estremo possono fare la differenza tra protezione e vulnerabilità.


Gestire la paura
La parte più difficile non è tecnica, ma psicologica. Dopo l’esplosione l’istinto spinge a correre fuori, cercare notizie, muoversi. È il comportamento peggiore. La raccomandazione è opposta: restare al chiuso almeno 24 ore, in attesa di indicazioni ufficiali. Una radio portatile a pile diventa l’unico filo con l’esterno. Non lo smartphone, che rischia di scaricarsi o di non ricevere segnale, ma un apparecchio tradizionale, robusto e indipendente. È lì che possono arrivare gli aggiornamenti fondamentali su evacuazioni e vie di fuga. Gli scenari descritti non sono materia da catastrofisti, ma linee guida di protezione civile. L’arma più importante che si ha a disposizione non è la forza fisica, ma la conoscenza. «Sapere cosa fare nei primi dieci minuti è la miglior difesa che abbiamo», spiegano gli esperti. Non serve il panico, serve lucidità. Perché quando il mondo sembra crollare, sono i gesti più semplici – abbassarsi, chiudere una finestra, accendere una radio – a fare la vera differenza.