L’udienza in carcere e il silenzio di Ocone
Il fermo di Salvatore Ocone è stato convalidato dal gip del Tribunale di Campobasso, Silvia Lubrano. L’udienza è durata pochi minuti: l’uomo, difeso dall’avvocato d’ufficio Santoro, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ora si trova in isolamento nel carcere del capoluogo molisano, sorvegliato a vista. La Procura ha chiesto la custodia cautelare, che appare inevitabile. Ma ciò che emerge dalle parole del suo avvocato è il quadro di un uomo che sembra non avere coscienza delle sue azioni.

“Non si è reso conto di quello che ha fatto”
«Non è in grado di elaborare la gravità di ciò che ha commesso», ha dichiarato il legale. «Ha uno sguardo fisso, non fa domande, sembra assente». Quando l’avvocato gli ha raccontato del miglioramento della figlia sopravvissuta, l’uomo avrebbe pianto, dicendosi sollevato. Ma subito dopo sarebbe ricaduto in uno stato imperscrutabile, con lo sguardo perso nel vuoto. Durante la fuga, ha raccontato ancora Santoro, Ocone non avrebbe neanche realizzato che uno dei figli era morto e che l’altro fosse ancora vivo.
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I dubbi sullo stato psichiatrico
Secondo il legale, Ocone soffrirebbe di una patologia preesistente caratterizzata da vuoti di memoria. Episodi che lo avrebbero portato a dimenticare interi eventi, fino a cancellarli. Ora spetterà agli esperti stabilire se le sue condizioni abbiano influito al momento della strage. La Procura ha già annunciato che sarà necessario un approfondimento psichiatrico per chiarire il quadro clinico. Una valutazione che potrebbe essere decisiva per comprendere il perché di quella furia, e soprattutto se Ocone fosse o meno capace di intendere e di volere nel momento in cui ha sterminato la sua famiglia.