La dinamica della scomparsa e le indagini
Le autorità hanno inizialmente concentrato le ricerche in mare, utilizzando due motovedette della Guardia Costiera. Successivamente, l’area di intervento è stata ampliata a tutto il Golfo di Strimonia e sono state coinvolte imbarcazioni private e pescherecci locali. Dopo tre giorni, la polizia ha preso il comando delle operazioni, spostando l’attenzione anche all’entroterra, ipotizzando che Michele potesse essersi allontanata a piedi. Un ruolo importante nelle ricerche è stato svolto anche dall’organizzazione Lifeline Hellas, specializzata nella ricerca di persone scomparse, che ha emesso un’allerta argento sottolineando la potenziale pericolosità della situazione. Le forti correnti marine e le condizioni meteorologiche avverse hanno complicato ulteriormente le operazioni, rendendo difficile seguire una pista precisa.
L’episodio ha sollevato dubbi e critiche riguardo la gestione delle ricerche da parte delle autorità greche, alimentando un acceso dibattito pubblico e mediatico. Il marito di Michele, Christos, di origini greche, ha espresso profonda amarezza non solo per la perdita, ma anche per l’operato delle forze dell’ordine locali che, secondo la sua testimonianza, avrebbero agito con lentezza e poca efficacia nelle operazioni di soccorso.
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Le denunce del marito e le criticità delle ricerche
Christos, il marito di Michele, ha pubblicamente criticato la gestione delle operazioni da parte delle autorità greche. “L’indagine non è stata portata avanti nel modo giusto”, ha dichiarato, sottolineando come la polizia abbia impiegato ben tre ore per redigere la denuncia di scomparsa. Questo ritardo, secondo l’uomo, avrebbe sottratto tempo prezioso alle ricerche, compromettendo le possibilità di trovare la donna in vita.
Christos ha inoltre raccontato di aver trascorso gran parte del primo giorno cercando la moglie da solo, sentendosi abbandonato dalle istituzioni. Le sue parole hanno dato voce a una frustrazione diffusa tra i familiari delle persone scomparse, spesso costretti a fronteggiare da soli la difficoltà delle prime ore di ricerca. Il coinvolgimento di diverse organizzazioni, sia pubbliche che private, ha permesso di mantenere alta l’attenzione mediatica sul caso, ma non è stato sufficiente a evitare il tragico epilogo. La famiglia ha sporto denuncia formale e attende ora risposte più precise dalle indagini in corso e dall’esito dell’autopsia.

Il retroscena sulla vittima
Dai racconti del marito emerge anche la complessità della situazione personale di Michele Bourda, che aveva sofferto di depressione in passato. Nonostante ciò, Christos ha specificato che il giorno della scomparsa la moglie era serena e non aveva manifestato alcun sintomo allarmante. Il fatto che tutti i suoi effetti personali siano stati lasciati sul lettino ha complicato le ipotesi investigative, lasciando aperte diverse possibilità sulle cause dell’allontanamento improvviso. L’unione tra Michele e Christos, iniziata 36 anni fa durante il periodo universitario in Germania, era caratterizzata da una forte complicità e dalla condivisione di molte esperienze. La tragedia ha interrotto bruscamente una storia di vita comune, lasciando numerose domande ancora senza risposta e un grande vuoto nei familiari e amici della coppia.
Le autorità stanno lavorando per ricostruire nel dettaglio le ultime ore di vita della donna, analizzando testimonianze, dati raccolti dalle videocamere di sorveglianza della zona e i risultati dell’autopsia. La collaborazione tra le forze dell’ordine greche e quelle scozzesi è stata rafforzata per garantire massima trasparenza nell’accertare la verità su quanto accaduto.