Le ultime parole di Sharon Verzeni prima di morire
Moussa Sangare, dopo avere incrociato Sharon in via Castegnate, ha raggiunto piazza VII Martiri, ha girato e l’ha sorpresa alle spalle, sulla sua bicicletta. Prima di accoltellarla a morte, le avrebbe detto: “Scusa per quello che ti sto per fare“. Sharon invece, mentre veniva colpita chiedeva: “Perchè? Perchè?“.
Questo dettaglio è quanto è emerso dell’interrogatorio reso dal fermato per l’omicidio della barista a Terno d’Isola. Sangare ha raccontato di essere poi fuggito in bicicletta e di averla modificata nei giorni successivi in alcuni componenti, per evitare che potesse essere individuato grazie al mezzo. Sempre per lo stesso motivo, si era anche tagliato i capelli. (continua dopo la foto)
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La paura
Moussa Sangare era uscito di casa un’ora prima del delitto, con se aveva un coltello e tutta l’intenzione di usarlo. Ha visto Sharon Verzeni e l’ha seguita, l’ha bloccata, ha raccontato, che “guardava le stelle con le cuffiette“, e l’ha colpita puntando al cuore. Quindi altre tre coltellate al corpo per fuggire a tutta velocità in bicicletta. Chi lo conosceva aveva paura di lui. “Noi avevamo paura di lui. Dicevo a mio marito e a mio figlio di stargli alla larga. Era violento“, dice Clotilda, che abita sopra la famiglia del killer nel vicino paese di Suisio, e lo descrive come una persona “fuori di sé. Non era gentile. Faceva violenza ai suoi familiari, alle tre di notte sembrava che venisse giù il soffitto. Non si parli di un raptus.”
“Lo trovavo qui strafatto nel cuore della notte – racconta ancora la vicina e indicando il piccolo cortile interno -, per salire a casa dovevo passare sopra di lui“. Numerose le segnalazioni fatte nell’ultimo anno per denunciare la situazione. “Sono andata personalmente dal sindaco, dagli assistenti sociali, ho chiamato i vigili e i carabinieri. Tutti sapevano. Ma qui deve succedere il fatto perché qualcuno intervenga“.