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Shein, ecco cosa si nasconde dietro i vestiti a prezzi stracciati: la denuncia

La denuncia di Milena Gabanelli

Milena Gabanelli nel suo articolo per il Corriere della Sera ha messo in evidenza come la gente compri in massa da un’azienda “che di trasparente non ha niente. Da un rapporto di Bloomberg del 2022, le magliette di cotone vendute da Shein provengono dal lavoro forzato della minoranza Uiguri dello Xinjiang. Questa regione al Nordovest della Cina è uno dei maggiori produttori di cotone al mondo, e la minoranza musulmana è da anni scandalosamente perseguitata e oppressa dal governo cinese”. Come riportato da Repubblica, la giornalista anglo–algerina Imam Amrani ha parlato delle condizioni dei lavoratori: “Devono produrre 500 capi al giorno e la paga è di 4 centesimi a capo. Per realizzare una sola t-shirt di cotone sono necessari in media 2.700 litri d’acqua. Questo perché il cotone ha sete e le produzioni intensive devono essere irrigate”. (Continua a leggere dopo la foto)

Sempre Imam Amrani ha detto: “Poi ci sono i processi di lavorazione: sgusciamento, tintura, filatura, rifinitura, e ogni fase ha bisogno di tanta acqua. Il processo intensivo richiede poi fertilizzanti chimici e diserbanti che vengono assorbiti dal terreno e inquinano le falde”. Un’indagine condotta da CBC Marketplace “ha rivelato che alcuni prodotti di Shein contengono piombo, PFAS e ftalati. Una giacca per bambini esaminata conteneva quasi 20 volte la quantità di piombo considerata sicura da Health Canada“.

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