Tabacco trinciato: rincari ancora più marcati
Il tabacco trinciato, scelto da una fetta crescente di consumatori per la preparazione “fai da te” delle sigarette, sarà oggetto di aumenti ancora più consistenti. L’accisa passerà dagli attuali 148,5 euro al chilo a 161,5 euro nel 2026, poi a 165,5 euro nel 2027 e infine a 169,5 euro dal 2028. Anche in questo caso, si assisterà a una lieve riduzione dell’aliquota sul prezzo di vendita, ma l’incremento assoluto delle imposte risulterà evidente.
Per le confezioni da 30 grammi, tra le più vendute, l’aumento si tradurrà in circa 50 centesimi in più già dal 2026. A questi si aggiungeranno 10-15 centesimi per ciascuno degli anni successivi, portando il rincaro totale a circa 80-90 centesimi entro tre anni. Attualmente, i pacchetti più diffusi sono venduti a 7,70 euro; secondo le proiezioni, il nuovo prezzo potrebbe superare gli 8,45 euro nel 2028.
Questi aumenti avranno un impatto sensibile anche sulle fasce di prezzo più basse. Ad esempio, una confezione da 30 grammi oggi in vendita a 7,20 euro potrebbe arrivare a 8,10 euro nell’arco di tre anni. Il governo stima di ottenere, dal solo tabacco trinciato, 196 milioni di euro di entrate aggiuntive nel triennio 2026-2028.
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Le motivazioni della stretta fiscale e il quadro europeo
Alla base di questi aumenti vi è una strategia finanziaria mirata: incrementare il gettito per sostenere la Manovra 2026 e, contemporaneamente, allineare la fiscalità italiana a quella degli altri principali Paesi europei. In molte nazioni dell’Unione, il prezzo delle sigarette ha già superato da tempo i sei euro a pacchetto, spesso grazie a politiche fiscali ancora più aggressive. Il governo italiano giustifica la manovra non solo con esigenze di bilancio, ma anche con l’obiettivo di “tutelare la salute pubblica”, scoraggiando l’accesso al fumo soprattutto tra i più giovani. Tuttavia, secondo le analisi degli esperti, il peso della motivazione economica resta prevalente: gli 1,46 miliardi di euro previsti rappresentano una voce importante per la sostenibilità dei conti pubblici.
L’aumento delle accise impone un onere diretto e immediato sui consumatori, in particolare sui fumatori abituali di sigarette, che da soli contribuiranno per quasi 1,2 miliardi di euro agli incassi statali aggiuntivi. Al contempo, il governo prevede una leggera flessione delle entrate dai prodotti da inalazione senza combustione, a causa di una rimodulazione delle aliquote e di una crescita più lenta del mercato. Secondo le associazioni di categoria, “un aumento troppo marcato potrebbe favorire il contrabbando e le vendite illegali”, ma le autorità rassicurano: “Il monitoraggio sarà rafforzato e i controlli intensificati, per evitare distorsioni e tutelare sia i consumatori sia gli operatori regolari”.