
Una notte di festa, il sorriso contagioso di una giovane promessa dello sport, poi il buio. La morte di Simona Cinà, 29 anni, durante una festa di laurea in piscina a Bagheria, vicino Palermo, ha lasciato sgomenta un’intera comunità. Ora, con i primi esiti dell’autopsia, emergono dettagli che iniziano a delineare contorni più nitidi attorno a un caso ancora avvolto nel mistero.
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Giallo sul malore in piscina: cosa è successo a Simona Cinà
Era una ragazza sportiva, sana, con uno stile di vita attento e senza eccessi. Simona Cinà, pallavolista amata e conosciuta nel suo ambiente, quella sera partecipava a una festa, tra amici e sorrisi, in una villa con piscina a Bagheria. Poco dopo, però, qualcosa è andato storto. È finita sott’acqua e non è più riemersa viva.
Secondo quanto emerso, l’autopsia ha confermato l’annegamento come causa del decesso, ma senza evidenza di patologie cardiache preesistenti. Un dettaglio tutt’altro che trascurabile, visto il suo profilo atletico: «Era sanissima, un’autentica sportiva», ha dichiarato il legale della famiglia, l’avvocato Gabriele Giambrone.
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Simona Cinà e il dubbio sulle sostanze: si cerca la verità
La domanda ora è cosa abbia provocato quel malore improvviso in acqua. La Procura di Termini Imerese ha avviato accertamenti approfonditi, cercando di risalire all’intera storia agonistica della giovane, per completare il quadro clinico.
«Si deve adesso accertare se il malore sia stato provocato da una causa naturale, oppure se sia stato indotto da sostanze che la giovane ha ingerito o che qualcuno le ha fatto ingerire come droghe o alcol», ha chiarito Giambrone. Ma non è tutto: «Oltre al malore per cause naturali o indotte da alcol o droghe c’è anche una terza possibilità: che Simona sia scivolata vicino la piscina, abbia sbattuto la testa e abbia perso i sensi», ha aggiunto il legale, ipotizzando uno scenario finora rimasto sullo sfondo.
Il contesto della festa, la dinamica del ritrovamento, le testimonianze dei presenti: tutto è ora al vaglio degli inquirenti.
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