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Sondaggi regionali Campania, chi è in testa tra i candidati

Scontro Fico-Cirielli sui temi cruciali: chi è il favorito

In vista del voto regionale del 23 e 24 novembre 2025, i principali candidati delle coalizioni di centrosinistra e centrodestra si sono confrontati seguendo il collaudato format del faccia a faccia: domande identiche per entrambi, stesso tempo di risposta, una domanda reciproca e, a chiusura, il classico appello finale agli elettori. Tra i temi discussi durante l’incontro, trasmesso da Sky TG24 il 18 novembre nell’ambito di “Il Confronto”, ci sono stati sanità, lavoro, criminalità e ambiente. Il dibattito ha visto protagonisti Roberto Fico, in corsa per il centrosinistra, ed Edmondo Cirielli, per il centrodestra, confermando il format come riferimento consolidato per il racconto della politica regionale italiana.

Sondaggi e tendenze: i dati prima del silenzio

Le principali società di rilevamento, tra cui Ipsos Doxa e Tecnè, hanno fornito indicazioni dettagliate sulle intenzioni di voto. Secondo Ipsos Doxa, Roberto Fico risulta in testa con il 53% dei consensi, mentre Edmondo Cirielli si posizionerebbe al 42,5%. Il livello di affluenza stimato si aggira intorno al 44%, mentre la notorietà dei candidati risulta differente: Fico sarebbe conosciuto dal 76% del campione, Cirielli dal 51%.

L’ultima indagine Tecnè, realizzata il 4 e 5 novembre per Agenzia Dire, conferma la tendenza rilevata da altri istituti: Fico si collocherebbe tra il 49% e il 53%, mentre Cirielli si attesterebbe fra il 42,5% e il 46,5%. Gli elettori che dichiarano l’intenzione di recarsi alle urne sono il 49,5%; la percentuale di indecisi in quest’ultimo sondaggio scende al 15%.

Analizzando la distribuzione dei voti all’interno delle coalizioni, emergono ulteriori dettagli significativi. Nel campo del centrosinistra, il Partito Democratico raccoglie il 19,5%, superando la performance delle precedenti regionali. Il Movimento 5 Stelle si attesta al 10,1%, mantenendo una quota stabile rispetto al passato. Seguono la lista civica “A Testa Alta” con il 6,5%, Casa Riformista con il 5,5% e altre liste minori che insieme raggiungono il 12,8%.

Sul fronte opposto, Fratelli d’Italia si ferma al 15%, in leggero calo rispetto alle politiche 2022. Forza Italia ottiene il 12,6%, segnando una crescita marcata rispetto alle precedenti regionali. La Lega si posiziona al 4,1%, registrando una flessione di 1,5 punti. Le restanti liste di centrodestra totalizzano il 9,7%.

Regionali Campania, le incognite del voto e il ruolo degli indecisi

Pur in presenza di un vantaggio consolidato per Fico, il quadro resta aperto a sorprese. La mobilitazione nelle ultime ore dei leader nazionali del centrodestra – Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani – potrebbe incidere sull’orientamento dei segmenti meno definiti dell’elettorato. Analogamente, il centrosinistra punta a convertire la propria superiorità nei sondaggi in un’affermazione effettiva alle urne.

La bassa affluenza stimata dagli istituti rappresenta una delle principali incognite di questa tornata elettorale. Piccole variazioni nella partecipazione potrebbero determinare cambiamenti significativi nei risultati, restringendo o ampliando il margine tra i candidati. La percentuale di indecisi resta così un fattore determinante, in grado di modificare l’esito anche in presenza di trend consolidati.

Il contesto nazionale, caratterizzato da un clima di incertezza e da una crescente distanza tra cittadini e istituzioni, si riflette anche nelle dinamiche regionali. Il dato dell’affluenza, oscillante tra il 45% e il 50%, è sintomatico di una partecipazione limitata, che potrebbe favorire chi riuscirà a mobilitare meglio il proprio bacino elettorale.

In conclusione, la partita resta aperta e il risultato sarà influenzato non solo dal consenso registrato nei sondaggi pre-elettorali, ma anche dalla capacità dei candidati e delle loro coalizioni di coinvolgere e convincere gli indecisi nelle ultime ore che precedono il voto.

Il dettaglio delle coalizioni e l’impatto delle liste civiche

Analizzando nel dettaglio i dati delle principali forze in campo, emerge come le liste civiche giochino un ruolo chiave, soprattutto nel centrosinistra, dove rappresentano oltre il 12% del consenso complessivo. Questa frammentazione interna, se ben gestita, potrebbe rafforzare ulteriormente la posizione di Fico, attraendo voti sia da elettori tradizionali che da segmenti più eterogenei.

Nel centrodestra, la crescita di Forza Italia rispetto al passato testimonia un tentativo di rafforzamento dell’asse moderato, ma la flessione di Fratelli d’Italia e Lega indica una difficoltà a mantenere compatto l’elettorato storico. Le alleanze trasversali e la presenza di più liste civiche potrebbero, da un lato, ampliare l’offerta politica, ma rischiano anche di disperdere il voto, rendendo meno efficace la strategia di coalizione.

Le strategie di comunicazione adottate dai candidati hanno puntato molto sulla valorizzazione della propria immagine personale e sulla capacità di rispondere ai problemi concreti della regione. I temi più ricorrenti nel dibattito pubblico hanno riguardato la sanità, l’occupazione, la gestione dei fondi europei e la sicurezza, a conferma della centralità delle questioni locali nel determinare le scelte degli elettori.

Infine, la presenza di numerosi esponenti politici nazionali in Campania nelle ultime settimane di campagna elettorale sottolinea l’importanza strategica che questa regione riveste nel panorama politico italiano, non solo per il peso demografico, ma anche per la valenza simbolica di una vittoria o di una sconfitta in uno dei territori più rappresentativi del Mezzogiorno.

Conclusioni e prospettive

Le elezioni regionali in Campania si presentano come un appuntamento elettorale cruciale, caratterizzato da una competizione serrata e da un clima di incertezza legato soprattutto all’elevata percentuale di indecisi e al rischio di scarsa partecipazione. I dati forniti dai principali istituti di sondaggio offrono una base solida di analisi, ma l’esito finale dipenderà in larga parte dalla capacità dei candidati di mobilitare l’elettorato nel rush conclusivo.

Non resta che attendere l’apertura delle urne per scoprire se le tendenze indicate dalle rilevazioni saranno confermate o se, come spesso accade nelle consultazioni locali, l’ultima parola spetterà agli elettori ancora indecisi. La posta in gioco non riguarda solo la leadership regionale, ma anche l’equilibrio politico nazionale e il futuro delle principali forze in campo.

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