La lettera a Meloni e la richiesta di perdono
Prima di tentare il gesto estremo, Addeo aveva scritto una lettera aperta al quotidiano Roma, chiedendo alla premier di incontrarla per rinnovare le sue scuse di persona. «Le chiedo, se possibile, di poterla incontrare per poterglielo dire guardandola negli occhi», si legge nel testo inviato al giornale. Nella lettera, il docente si dice consapevole della gravità delle parole scritte, definendole «infelici, inadeguate e inaccettabili. Non mi rappresentano né come uomo né come educatore», ha precisato. Secondo quanto riportato da fonti di Palazzo Chigi, la premier Meloni aveva espresso disponibilità a un incontro, prima che emergesse la notizia del tentato suicidio. Addeo ha inoltre parlato della sua situazione familiare e del rapporto con la madre anziana, sottolineando di aver agito in un momento di sofferenza profonda.
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Provvedimenti in arrivo e riflessione sul ruolo educativo
Il futuro professionale del docente è ora al centro di una valutazione disciplinare da parte del Ministero. Il direttore scolastico Acerra ha confermato che verranno prese «le giuste decisioni», sottolineando l’importanza di preservare il ruolo educativo del personale scolastico: «Un componente della comunità educante dovrebbe pensare bene prima di parlare». Il caso Addeo rappresenta un campanello d’allarme su come un uso irresponsabile dei social possa trasformarsi in una vicenda personale e pubblica devastante. Una riflessione necessaria, che chiama in causa il confine tra libertà di espressione, dovere istituzionale e il peso della gogna mediatica.