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Strage di Cadore, preso di mira l’avvocato di Angelika Hutter: cos’è successo

Angelika Hutter, una ragazza tedesca di 32 anni, è stata arrestata per aver investito e ucciso tre persone. Le vittime erano vacanza a Cadore: sono morte nell’incidente un’anziana, un uomo e un bambino, tra componenti di una famiglia veneta. Se la sta passando male l’avvocato della Hutter, Giuseppe Triolo. Per quale motivo? (Continua dopo le foto)

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Strage di Cadore, insulti all’avvocato di Angelika Hutter

Sui social, molte persone stanno riversando l’odio per quanto successo a Cadore sull’avvocato di Angelika Hutter. Secondo tanti infatti, ciò che sta facendo Triolo, così come chiunque difenda un criminale è “vergognoso”. “Ci vuole coraggio anche ad essere il suo avvocato”, scrive qualcuno sui social. Oppure “Mettete anche l’avvocato in carcere”. “Ma questi avvocati che difendono l’indifendibile, hanno una coscienza?”, si legge. Oltre a questi commenti, ci sono anche una valanga di insulti. (Continua dopo le foto)

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La solidarietà degli avvocati verso Triolo

il presidente dell’Ordine degli avvocati bellunesi, Daniele Tormen, ieri sera ha fatto sapere. “Domani (oggi) c’è consiglio e quindi porterò la cosa all’attenzione”. Inoltre, il presidente della Camera Penale Bellunese Odorico Larese, l’avvocato Massimo Montino è intervenuto a favore del collega, che sta pur sempre svolgendo il suo lavoro. “Piena solidarietà del presidente della Camera Penale bellunese all’avvocato Triolo per gli attacchi a lui giunti via social per aver preso la difesa dell’imputata. Ricordo i principi fondamentali del diritto di difesa, anche costituzionalmente garantiti dall’articolo 24 – ha sottolineato il legale -. E ricordo che va assicurata una difesa che garantisca i principi del ragionevole giudizio anche nei reati più efferati quando la colpa sembra già acclarata”, riporta il gazzettino. Quindi l’avvocato ha voluto spiegare che esiste ed è sacrosanto, il diritto alla difesa per chiunque. (Continua dopo le foto) 

Cos’era successo con Giulia Tramontano

Si era scatenato lo stesso inferno sui social contro pm, avvocati, giudici, chiunque avesse a che fare con il caso di Giulia Tramontano. Alessandro Impagnatiello, compagno della vittima, ha confessato l’omicidio della donna, che portava in grembo il figlio da 7 mesi. “Oggi, sui social, per Impagnatiello si chiede la pena di morte: deve bruciare all’inferno prima di affrontare un giusto processo che potrebbe comportare il rischio di salvifiche infermità di mente o il riconoscimento di circostanze attenuanti idonee a contenere la pena. Si dileggiano le argomentazioni giuridiche del gip di Milano che ha avuto il torto di applicare la legge sostanziale escludendo l’aggravante della premeditazione e si sprecano – come al solito – le offese e le minacce rivolte al suo avvocato ha assunto il mandato di difendere un “personaggio simile” anziché vergognarsene”, fa sapere l’avvocato.

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