Strage di Paderno, il ragazzo 17enne rompe il silenzio – “Ha capito che non può tornare indietro, lui non si dà una spiegazione di quello che ha fatto”. Così la procuratrice Sabrina Ditaranto ha riassunto la confessione del 17enne, autore di quella che ormai è tristemente nota come la strage di Paderno. Cosa ha spinto il giovane ad accoltellare prima il fratellino di 12 anni, poi la madre Daniela (48) e infine il padre Fabio che poche ore prima aveva soffiato su 51 candeline per festeggiare il suo compleanno?
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Strage di Paderno, il ragazzo 17enne rompe il silenzio
Il presunto responsabile del triplice omicidio a Paderno ha dichiarato di sentirsi «estraneo al mondo» e di aver «coltivato per giorni il pensiero di uccidere». Durante l’interrogatorio, il 17enne ha confessato che voleva «andare a combattere in Ucraina». Il ragazzo ha parlato di un «malessere» che lo opprimeva e di un desiderio profondo di liberarsi di quel peso. (continua a leggere dopo le foto)
Strage di Paderno, il 17enne ha dichiarato di sentirsi “oppresso”
Il caso del 17enne apre un dibattito sulle possibilità di recupero dei minori autori di crimini efferati. La procuratrice dei minorenni di Firenze, Roberta Pieri, interpellata dall’Ansa, ha detto che, in passato, giovani come Erika e Omar, autori della strage di Novi Ligure nel 2001, hanno avuto la possibilità di reinserirsi attraverso il sostegno psicologico e sociale. Tuttavia, con il nuovo decreto Caivano, per il 17enne di Paderno Dugnano questa strada sembra meno probabile. «Ovviamente ci sarà un processo e sul fronte dell’assistenza il minore viene supportato da un costante sostegno psicologico. Oltre a quello penale viene inoltre aperto un procedimento amministrativo, ma sarà difficile una presa in carico con l’affidamento ai servizi sociali perché a quanto sembra nell’omicidio del 17enne ci sarebbe stata la premeditazione. La vicenda di Erika e Omar, autori di un’altra drammatica strage in famiglia nel 2001 ha comunque dimostrato che con i dovuti distinguo c’è la possibilità di reinserirsi. Certo, il sostegno familiare sarebbe fondamentale, ma in casi del genere quella famiglia non esiste più», ha dichiarato la Pieri.
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