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Sulla Porsche a 250 km/h, la scoperta choc: chi c’era alla guida

Manager nella bufera dopo il video in Porsche: la difesa

Alla pressione delle critiche, Codeluppi oppone la propria versione: «Ero in Germania su una strada senza divieti»; e, ancora, «Ero in Germania, vicino a Stoccarda, lì non ci sono limiti». È vero che alcune tratte delle Autobahn non impongono un limite generalizzato di velocità; non è vero, però, che questo sciolga ogni responsabilità. La difesa traballa per un motivo semplice e documentato: l’uso del cellulare alla guida è vietato in Germania (come nel resto d’Europa) se implica prendere in mano il dispositivo. La normativa tedesca (§23, StVO) consente l’interazione solo senza impugnare il telefono, tramite sistemi hands-free; altrimenti scattano sanzioni, che possono aggravarsi in presenza di pericolo. In altre parole: anche se il tratto autostradale non ha limiti, filmarsi mentre si guida resta una condotta pericolosa e vietata.

Video

I dubbi sulla difesa di Vittorio Codeluppi e il tema della sicurezza

Qui il caso Codeluppi tocca un nervo collettivo. Il video non mette al centro la velocità “assoluta”, ma la disattenzione deliberata in un contesto ad alta energia cinetica. Le ricerche europee sulla distrazione alla guida sono chiare: l’uso del telefono (specialmente handheld) aumenta il rischio di incidente in modo significativo, fino a 2,5 volte, e una quota non trascurabile di automobilisti ammette di usarlo in marcia. È un tema di sicurezza pubblica, non di estetica dei social. E riguarda anche noi: le autostrade richiedono un’attenzione “situazionale” costante — dal rispetto dei limiti (che, in Italia, si riducono in caso di pioggia o neve) alla distanza di sicurezza, da adeguare alla visibilità e al meteo. Superare i 130 km/h quando l’aderenza è incerta, “stare attaccati” al veicolo che precede o abbassare gli occhi sul display sono comportamenti che moltiplicano il rischio in pochi istanti.

La “Porsche che sfreccia” è quindi la miccia di una riflessione più ampia: norme base spesso ignorate, distrazioni tecnologiche diventate abitudinarie, una cultura della prestazione (e dell’auto-narrazione online) che talvolta scavalca il perimetro del buon senso. E con una postilla istituzionale: per chi guida un’azienda pubblica, l’asticella dell’esemplarità è — inevitabilmente — più alta. Il dibattito esploso a Lodi lo dimostra: al di là delle simpatie politiche, la domanda che resta è quanto siamo disposti ad accettare che immagine e sicurezza corrano su corsie diverse.

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