La prevedibilità dei terremoti
Un altro punto chiarito dal vulcanologo riguarda la questione della prevedibilità. Secondo De Natale non è corretto affermare che i terremoti non possano essere previsti. Nel caso dei Campi Flegrei, l’aumento della sismicità era stato previsto fin dal 2017. Ciò che resta impossibile stabilire è l’istante preciso in cui una scossa si verificherà. L’esperto precisa però che non serve conoscere il minuto esatto: è sufficiente sapere che, finché il sollevamento del suolo continuerà, ci si dovrà aspettare altri terremoti, anche più forti di quelli registrati finora. Le stime parlano di scosse fino a magnitudo 5. Il quadro tracciato dall’esperto è chiaro: eventi sismici di intensità simile o superiore sono da considerarsi probabili nel breve termine. Le scosse più forti, da magnitudo 4 in su, tendono a verificarsi con una cadenza ravvicinata, spesso entro poche settimane o pochi mesi da un episodio precedente. Per questo, la prevenzione non deve basarsi sulla speranza di conoscere in anticipo la data esatta di un terremoto, ma su azioni concrete: abbandonare o rinforzare gli edifici più fragili, quelli che rischiano di collassare sotto scosse di questa entità.

La priorità: mettere in sicurezza
Secondo De Natale, tutti gli elementi scientifici necessari per proteggere la popolazione sono già noti. Le magnitudo massime possibili sono state stimate, così come i tempi di ritorno più probabili. La vera sfida è intervenire sulle strutture a rischio, perché solo così si può ridurre l’impatto di eventi che, inevitabilmente, continueranno a verificarsi finché durerà la fase di sollevamento del suolo. La situazione dei Campi Flegrei rimane dunque sotto stretta osservazione, ma la linea tracciata dagli scienziati è netta: non allarmismo, bensì consapevolezza e misure di sicurezza concrete.