Le tensioni latenti e le prime crepe: segnali di rottura nella coalizione
Finché l’azione di governo si svolge in un contesto relativamente sereno, la coesistenza tra Lega e Forza Italia appare produttiva e ordinata. Tuttavia, è nei momenti di difficoltà che emergono le fragilità strutturali dell’alleanza. Il recente caso del voto sull’immunità parlamentare per Ilaria Salis ha rappresentato un banco di prova significativo: le accuse di tradimento lanciate da Salvini contro alcuni esponenti del centrodestra hanno innescato una replica decisa da parte di Tajani, che ha difeso la posizione del proprio partito e sottolineato la necessità di rispetto reciproco tra i partner di governo.
La reazione di Tajani non si è limitata a una semplice presa di distanza, ma è stata interpretata dagli osservatori come una dimostrazione di forza e di autonomia. L’esito delle recenti elezioni regionali, che ha rafforzato Forza Italia in territori strategici come la Calabria, ha ulteriormente consolidato la posizione del partito all’interno della coalizione, alimentando la competizione sotterranea con la Lega su temi e risorse.
Questi episodi evidenziano come, in presenza di temi divisivi, ciascuno dei due leader sia pronto a rivendicare la propria autonomia politica e la propria parità di rango. Non si tratta solo di rivalità personali, ma di una vera e propria lotta per l’influenza e per il posizionamento strategico in vista delle prossime appuntamenti elettorali.
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Il punto debole della maggioranza e le strategie delle opposizioni
Il confronto tra Salvini e Tajani rappresenta il punto vulnerabile della maggioranza guidata da Giorgia Meloni. Le opposizioni, in particolare il centrosinistra, hanno individuato in questa dialettica interna il terreno più fertile per tentare di indebolire il governo. Le differenze tra i due vicepremier emergono soprattutto sulle tematiche di carattere europeo e sulle riforme istituzionali. Se Tajani si fa portavoce di una linea moderata e filo-europea, Salvini spinge su posizioni più radicali e spesso critiche verso Bruxelles. Queste divergenze offrono alle opposizioni la possibilità di alimentare il confronto, soprattutto su temi sensibili come la politica migratoria, la gestione dei fondi europei e la riforma della giustizia.
In questo quadro, la leadership di Giorgia Meloni si trova costantemente esposta al rischio di una crisi di maggioranza, che potrebbe esplodere nel momento in cui le tensioni tra Salvini e Tajani dovessero sfociare in uno scontro insanabile su questioni chiave dell’agenda di governo. La premier è chiamata a un difficile esercizio di equilibrio, dovendo mediare tra le richieste dei suoi alleati e mantenere la coesione necessaria per portare avanti le riforme promesse agli elettori.