Gli sviluppi investigativi e la nuova qualificazione del reato
All’interno degli atti processuali, emerge che la sera del 20 luglio 2021 si sarebbe verificato uno scontro fisico tra Adriatici ed El Boussettaoui davanti a un bar, con la situazione degenerata rapidamente. Inizialmente, la Procura aveva ipotizzato l’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa, inquadrando l’evento come una reazione sproporzionata a un’aggressione subita dall’ex assessore.
La svolta nelle indagini è arrivata grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, che avrebbero documentato ciò che la giudice Valentina Nevoso ha definito «servizio di ronda armata e di pedinamento» nei confronti di un «cittadino già oggetto di segnalazioni». Questo dettaglio ha avuto un peso determinante nella ricostruzione del contesto e nella successiva rivalutazione delle responsabilità penali.
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Ulteriori elementi raccolti dagli inquirenti hanno rafforzato l’accusa: la presenza nella pistola di «proiettili a punta cava, utilizzabili in poligono e non per difesa personale», e la circostanza che «un colpo era già in canna» sono stati considerati indicatori di una preparazione specifica all’uso dell’arma. Alla luce di queste prove, il reato contestato è stato riclassificato come omicidio volontario.
Il 23 ottobre 2025, il giudice ha accolto la richiesta di rito abbreviato, consentendo un processo più rapido e basato sugli atti raccolti durante le indagini preliminari. Un mese più tardi, la Procura ha ufficializzato la richiesta di condanna, segnando un momento di svolta in un procedimento che continua a suscitare forti interrogativi nell’opinione pubblica.