Morto Nino Benvenuti
È morto all’età di 87 anni l’ex pugile Nino Benvenuti. Si è spento a Roma, avvolto dall’affetto dei suoi cari. La sua morte ha generato tristezza e angoscia. Benvenuti è stato una vera e propria leggenda della boxe italiana. Con lui se ne va un pezzo di storia. Dietro la figura del campione, vi erano anche profondi dolori personali, ma la sua capacità di affrontarli con una sobrietà eroica lo definiva. Oggi, mentre lo salutiamo, rimane l’immagine di un uomo che ha unito successo e onore, un esempio per tutte le generazioni.

Dal trionfo olimpico al duello con Griffith
Sul palcoscenico mondiale, il suo primo grande successo fu l’oro olimpico del 1960, un capolavoro di tecnica e bellezza. Non era solo un pugile, ma un artista del jab, capace di trasformare ogni incontro in uno spettacolo di eleganza e strategia. La sua abilità sul ring era un riflesso della sua visione della boxe: disciplina, rispetto e una estetica del combattimento che lo fece soprannominare il “gentiluomo del ring”.
Il 17 aprile 1967, si tenne un incontro che rimase nella storia della boxe. Al Madison Square Garden, sotto gli occhi di milioni di spettatori, batté Emile Griffith, conquistando il titolo mondiale dei pesi medi. Fu un momento epico, un evento nazionale che tenne l’Italia incollata ai televisori. La loro trilogia di combattimenti divenne leggenda, simbolo di sportività e rivalità autentica.
Il suo percorso agonistico si concluse nel 1971, quando affrontò Carlos Monzón. Due sconfitte che lo spinsero a lasciare il ring con dignità, accettando che il tempo passa per tutti. Con 33 anni, salutò il pugilato, ma non senza lasciare un’eredità di coraggio e determinazione.
Dopo il ritiro, divenne un volto noto della televisione italiana, mantenendo sempre la sua aura di umiltà e saggezza. Si reinventò come commentatore e dirigente sportivo, incarnando i valori di un’Italia che credeva nel riscatto attraverso la disciplina e il talento.