Faccia a faccia di Trump con Zelensky
Meno teatrale, ma non meno strategico, il bilaterale con Volodymyr Zelensky. L’incontro, che avviene dopo l’esclusione del leader ucraino dalla cena con il re olandese, serve a riallacciare i rapporti dopo settimane tese. «È stato gentilissimo, sta combattendo una battaglia coraggiosa, parlerò con Putin e vedremo», afferma Trump, allungando un simbolico ramoscello d’ulivo.
Zelensky ricambia: «Abbiamo parlato di tutte le questioni veramente importanti. Abbiamo discusso di come raggiungere un cessate il fuoco e una vera pace». A margine, la premier Meloni guida un confronto con Macron, Starmer, Merz, Tusk e lo stesso Rutte. L’Italia – ribadisce Palazzo Chigi – continuerà a sostenere l’Ucraina e a spingere per un impegno russo serio nei colloqui.
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La diplomazia europea sotto il segno di Trump
Nel salone del summit, Trump cammina un metro sopra il suolo, galvanizzato dai consensi e dal blitz iraniano. I leader atlantici, uno dopo l’altro, gli rendono omaggio. Tutti, tranne Giorgia Meloni: «Non ne ha bisogno», spiega una fonte vicina alla premier. Mentre il presidente spagnolo Pedro Sánchez, inizialmente titubante, promette: «La Spagna sarà affidabile». Il presidente francese Emmanuel Macron tenta una timida deviazione, rilanciando il concetto di difesa europea con lo slogan: «Buy European». Ma il baricentro è chiaro: l’asse Nato gira attorno a Washington, oggi più che mai sotto il segno dell’America First. Con Trump di nuovo al centro, anche la difesa del Vecchio Continente sembra tornata sotto un unico ombrello: quello a stelle e strisce.