La battaglia per la ricerca scientifica
È proprio nel suo approccio alla cura che risiede la parte più forte ed eroica della testimonianza di Jason Collins. L’atleta non sta lottando solo per la sopravvivenza, ma per il valore che la sua esperienza potrebbe avere per innumerevoli altri malati. Ha deciso di trasformare la sua condizione in un test per il futuro della medicina oncologica.
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“Se è il tempo che mi resta, lo userò per testare cure che un giorno potrebbero diventare uno standard,” ha dichiarato con disarmante lucidità. E ha proseguito spiegando la sua missione con un senso di responsabilità sociale: “Io e le persone che mi vogliono bene non staremo qui seduti ad aspettare che il cancro mi uccida senza prima aver lottato con forza. Lo colpiremo per primi con terapie ancora in fase di studio.”
Collins è consapevole della sua posizione privilegiata: “Sono fortunato ad avere questa possibilità economica, se quello che sto facendo non mi salva mi fa piacere pensare che un giorno potrebbe aiutare qualcun altro.” Le sue parole, riportate da ESPN, fondono fragilità e coraggio in un messaggio potente. Jason Collins, 213 centimetri di tenacia e umanità, affronta l’avversario più difficile di sempre, trasformando la paura in un ultimo, grande motivo per lottare e lasciare un’eredità che superi ogni canestro segnato.