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Esplosione a pochi passi dalla centrale nucleare in Ucraina: il mondo trema

Droni e attacchi incrociati tra Russia e Ucraina

Nella stessa notte in cui l’Aiea diffondeva il suo allarme, un drone ha colpito un deposito di carburante nella città di Sochi, affacciata sul Mar Nero. L’esplosione ha innescato un vasto incendio che si è esteso su un’area di circa 2.000 metri cubi nel distretto di Adler, richiedendo l’intervento di oltre 120 vigili del fuoco per circoscrivere le fiamme. In via precauzionale, le autorità russe hanno disposto la sospensione temporanea dei voli presso l’aeroporto locale. Il governatore cittadino ha confermato che il bersaglio era un’infrastruttura di carattere strategico.

Parallelamente, la regione russa di Voronezh è stata teatro di un nuovo attacco con droni ucraini: secondo le autorità locali, sarebbero stati intercettati e abbattuti ben quindici velivoli senza pilota. Uno di questi sarebbe esploso nelle vicinanze di un’abitazione civile, causando il ferimento di una donna alla gamba, come dichiarato dal governatore Alexander Gusev. L’episodio si inserisce in una catena di azioni e reazioni che prosegue senza sosta, con raid aerei, sabotaggi e continue provocazioni lungo il confine.

Situazione umanitaria e contesto internazionale

La situazione, già complessa a livello militare, ha pesanti ripercussioni anche sul piano umanitario. Le organizzazioni internazionali segnalano un incremento degli sfollati nelle regioni più colpite dagli attacchi, mentre la popolazione civile vive in condizioni di crescente incertezza e insicurezza. Gli ospedali locali sono stati costretti a rafforzare le misure di emergenza, in previsione di possibili nuove crisi dovute sia agli attacchi diretti sia a eventuali incidenti radiologici. Nel contesto globale, la tensione attorno alla centrale di Zaporizhzhia solleva interrogativi sulla sicurezza dei siti nucleari in aree di conflitto. L’Aiea, insieme ad altri enti di monitoraggio, continua a monitorare costantemente la situazione, sollecitando tutte le parti coinvolte a rispettare le convenzioni internazionali sulla protezione delle infrastrutture critiche. Le principali potenze mondiali hanno espresso forte preoccupazione, chiedendo l’adozione immediata di misure per ridurre i rischi di escalation incontrollata.

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