Il veto del Belgio e le divisioni tra Stati membri
La situazione si è ulteriormente complicata a causa della posizione assunta dal Belgio. Il governo di Bruxelles, attraverso il premier Bart De Wever, ha espresso forti riserve rispetto all’ipotesi di utilizzare i beni russi come garanzia, sottolineando il rischio che, in caso di sblocco e restituzione degli asset a Mosca, Euroclear non sarebbe in grado di rimborsare le somme coinvolte senza gravi conseguenze per il sistema finanziario nazionale e europeo. Il premier ha definito il piano “fondamentalmente sbagliato” e ha richiesto “garanzie legali e irrevocabili da parte degli altri 26 Stati membri”. Lo stesso De Wever ha inoltre ricordato che tutte le sanzioni contro la Russia richiedono una proroga semestrale all’unanimità, un processo reso sempre più complicato dalle resistenze di alcuni Paesi membri, in particolare l’Ungheria, che minacciano così la tenuta dell’intero impianto sanzionatorio.


Bruxelles alla ricerca di nuove soluzioni per l’Ucraina
Alla luce del veto della BCE, la Commissione europea ha avviato un nuovo ciclo di consultazioni per individuare soluzioni alternative che consentano di assicurare all’Ucraina il flusso di risorse necessario nei prossimi anni. Attualmente, i beni russi congelati in Europa ammontano a circa 210 miliardi di euro, ma la loro destinazione continua a essere oggetto di accesi dibattiti sia sul piano politico che su quello giuridico.
La complessa gestione di questi asset rappresenta un banco di prova per la capacità dell’Unione di coniugare solidarietà internazionale, tutela della sicurezza finanziaria e rispetto delle regole istituzionali. In questo contesto, le opzioni al vaglio includono nuove forme di garanzia condivisa tra gli Stati membri, eventuali interventi diretti nei bilanci nazionali e il rafforzamento di misure sanzionatorie coordinate con i partner internazionali, in particolare gli Stati Uniti. L’atteggiamento della BCE ha riacceso il dibattito sull’autonomia decisionale delle principali istituzioni europee e sulla necessità di individuare strumenti innovativi per affrontare crisi di portata straordinaria. La situazione dell’Ucraina, costretta a fronteggiare una carenza di liquidità e nuove offensive militari, impone scelte rapide ma ponderate, in grado di tutelare sia gli interessi immediati sia la stabilità di lungo periodo del continente.