Un mistero che non smette di parlare
Il caso Poggi è uno di quelli che non smettono mai di sollevare dubbi. Dopo anni di processi, condanne, riaperture, testimoni e nuove piste, il nome di Chiara torna ciclicamente al centro del dibattito. Ma questa volta, a parlare, è il suo computer. Quelle ricerche web rappresentano un’anomalia che inquieta: perché Chiara avrebbe cercato proprio quell’articolo? Era interessata a un caso specifico? C’era qualcosa che la preoccupava?
Nel programma condotto da Federica Sciarelli, il riferimento all’articolo “Omicidi senza colpevoli” è stato accompagnato da commenti carichi di tensione. Il titolo stesso sembra un messaggio dal passato, o peggio, un grido inascoltato. Nessuno sa davvero a cosa Chiara stesse pensando quel giorno, ma è certo che il dettaglio ha riacceso il mistero.
Leggi anche: Liliana Resinovich, cosa avrebbe fatto il marito Visintin prima del ritrovamento del corpo
Una traccia tra le righe di un browser
Se confermata, quella ricerca datata 2017, ben dieci anni dopo l’omicidio, aprirebbe scenari paradossali. Ma è davvero possibile che un’attività online di Chiara Poggi sia stata registrata dopo la sua morte? Gli esperti informatici e i giornalisti di Chi l’ha visto? non escludono l’ipotesi di un errore di datazione o di manipolazione dei dati. E allora la domanda diventa ancora più scomoda: chi ha effettuato quella ricerca? E perché proprio da un dispositivo collegato a Chiara?
Che si tratti di un’anomalia digitale o di una prova involontaria, resta il fatto che, a quasi diciotto anni dal delitto, ogni dettaglio può cambiare tutto. Anche un semplice click su un titolo.