Cuba, Giamaica e Bahamas in stato di emergenza
A Cuba, dove l’uragano ha toccato terra come categoria 3, oltre 735mila persone sono ancora ospitate nei rifugi, in particolare nella provincia di Holguín, dove 250mila cittadini hanno trascorso la notte al sicuro. Le autorità hanno parlato di infrastrutture distrutte e campagne agricole devastate, mentre i collegamenti con alcune zone rurali restano interrotti.
In Giamaica, il primo ministro Andrew Holness ha annunciato un sopralluogo nelle aree più colpite per valutare i danni. Nella zona di Treasure Beach, numerose abitazioni risultano distrutte e molte strade restano impraticabili. Il 77% dell’isola è senza elettricità e oltre 25mila persone hanno trovato rifugio nei centri di accoglienza. Le Bahamas, ora nel mirino della tempesta, hanno avviato evacuazioni preventive nel sud dell’arcipelago. Il governo ha invitato la popolazione a mettersi al sicuro di fronte all’arrivo di venti e onde di eccezionale intensità.
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La risposta internazionale e la corsa agli aiuti umanitari
La comunità internazionale si è mobilitata nelle ultime ore. Gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di squadre di soccorso in Giamaica, Bahamas e Repubblica Dominicana, con missioni previste anche ad Haiti entro le prossime 48 ore. Il Regno Unito ha stanziato 2,5 milioni di sterline per fornire kit di emergenza e assistenza alla popolazione giamaicana, dove si trovano circa 8mila cittadini britannici.
Nonostante la tempesta si stia allontanando, gli esperti avvertono che i rischi restano altissimi: mancano acqua, medicine e cibo, e la ricostruzione richiederà mesi. L’uragano Melissa, oltre a lasciare una devastazione materiale senza precedenti, ha riportato drammaticamente l’attenzione sulla fragilità climatica e sociale dei Caraibi, una delle regioni più vulnerabili del pianeta di fronte ai cambiamenti climatici.
