Il pensiero di Ratzinger e Francesco: verso una devozione più chiara
La nota cita apertamente anche i contributi teologici di Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI, che già nel 1996 aveva definito il titolo “Corredentrice” teologicamente «immaturo» e «fuorviante». Nel suo libro Dio e il mondo (2002), Ratzinger spiegò che il termine «si allontana troppo dal linguaggio della Scrittura e rischia di oscurare il ruolo unico del Redentore».
Una linea ripresa anche da Papa Francesco, che in diverse occasioni ha ricordato che Maria «non ha mai voluto essere co-redentrice, ma discepola». Queste parole, ora, trovano pieno riscontro nella nuova nota dottrinale, che ne sancisce la validità teologica.
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Le conseguenze per la pastorale e i fedeli
La decisione avrà inevitabili ripercussioni nel mondo cattolico. Associazioni mariane, movimenti e gruppi di preghiera dovranno adeguare i loro testi e sussidi formativi alle nuove direttive, sostituendo l’espressione “Corredentrice” con formule riconosciute dal Magistero.
Il Vaticano invita sacerdoti e catechisti a promuovere una devozione mariana più autentica, fondata sul Vangelo e sulla Tradizione, capace di rispecchiare la fede della Chiesa di sempre. Maria non è una “redentrice accanto al Redentore”, ma colei che, con la sua fede, ha partecipato pienamente al disegno di Dio, rimanendo per tutti un modello di amore, umiltà e speranza.
La “Mater Populi fidelis” segna così una svolta epocale nella teologia mariana, destinata a guidare la catechesi e la pastorale dei prossimi decenni.