
Villa Pamphili: la testimonianza della sorella di Kaufmann
Il racconto di Penelope non lascia spazio a dubbi: Francis aveva una lunga storia di comportamenti disturbanti. Un uomo pericoloso, capace di scatenare il terrore anche tra i suoi cari. “Quasi uccise nostro fratello in un momento di follia”, rivela, aggiungendo un episodio che rievoca un passato pieno di violenza e inganni. Ma Francis non era solo violento; era anche un abile manipolatore. Penelope racconta di un uomo che sapeva come ottenere ciò che voleva, spesso ingannando chi gli era vicino. “Era un genio della truffa, venderebbe l’anima per un tornaconto“, dice, descrivendo un fratello che sapeva sfruttare il prossimo con astuzia e freddezza.
Il suo talento per la manipolazione lo portava a costruirsi un’immagine di successo, anche quando non c’era nulla di concreto dietro. “Si spacciava per regista in Italia, ma era solo una facciata”, spiega Penelope, ricordando come lui rubasse idee e si appropriasse delle capacità altrui per alimentare la sua finta reputazione. Ora, la famiglia Kaufmann cerca di chiudere per sempre ogni porta con Francis. “Non vogliamo più sapere nulla di lui”, afferma Penelope con decisione. “È un mostro, e ora spero che anche Dio lo abbandoni”. Le sue parole sono un grido di scusa verso l’Italia e verso la famiglia di Anastasia, vittime innocenti di una tragedia senza senso.
Per Penelope, l’unico rifugio dal dolore è la musica, una canzone scritta per cercare di esorcizzare il passato. “Avevi promesso di cambiare il mondo. Cosa hai fatto?”, sono le parole che canta, cercando nella melodia una via per combattere la sofferenza. Un viaggio nella disperazione, raccontato con coraggio e senza paura di affrontare i demoni del passato.