Le prove del Dna
Una volta in Italia, a Kaufman è stato prelevato il profilo genetico. Il primo confronto è servito a confermare la paternità di Andromeda, come da lui sempre sostenuto. Lo stesso campione è stato poi comparato con una traccia di Dna rinvenuta sulla busta di plastica trovata addosso a Trofimova e sul suo reggiseno. Oltre a questo, le ulteriori analisi hanno evidenziato la presenza di graffi sul corpo della donna, compatibili con l’ipotesi che, forse già priva di sensi, sia stata trascinata lungo i sentieri di Villa Pamphili.

Un quadro accusatorio pesante
Gli elementi raccolti finora, dalla causa di morte alla presenza di Dna, fino ai segni di trascinamento, contribuiscono a delineare un quadro molto grave per l’indagato. La difesa di Kaufman dovrà valutare come contestare le prove: l’uomo, nel frattempo, ha revocato l’incarico al proprio avvocato, segnale di possibili cambiamenti nella strategia difensiva. Il duplice omicidio di Villa Pamphili ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Non solo per la violenza dell’atto, ma anche per i dettagli emersi nel corso delle indagini, che raccontano di una giovane donna in difficoltà, senza documenti e con una vita segnata da precarietà, e di una bambina di soli sette anni, uccisa a pochi giorni dalla madre. Con l’autopsia che conferma lo strangolamento e le prove genetiche che rafforzano l’impianto accusatorio, il processo che si profila sarà seguito con grande attenzione, in attesa che la giustizia faccia piena luce su quanto accaduto.