L’inchiesta sulla pericolosità e l’iter giudiziario
Dopo la condanna per i precedenti tentati omicidi, Lanni era rimasto sotto misura di sicurezza per tre anni, con obbligo di cura e controllo. Tuttavia, un anno fa, i magistrati di sorveglianza avevano stabilito che non fosse più socialmente pericoloso, interrompendo la misura.
La Procura di Milano sta ora ricostruendo ogni passaggio del suo percorso giudiziario, per capire se ci siano state valutazioni errate o segnali ignorati. Le relazioni mediche precedenti avevano parlato di vizio parziale di mente, ma anche di una buona risposta alle terapie. Dalla comunità Exodus è arrivata una nota ufficiale:
“Lanni era stato accolto gratuitamente nel 2020 per un percorso di reinserimento. Dopo la fine della pena, ha scelto di restare con noi volontariamente, ma il progetto si è interrotto dopo recenti episodi di cattiva condotta.” Un “percorso privato”, dunque, che dopo anni di apparente stabilità si è concluso nel modo più tragico.
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Le accuse e il prossimo passo giudiziario
Il pubblico ministero Cristiana Ria, con il procuratore Marcello Viola, ha chiesto la convalida del fermo e la custodia cautelare in carcere per evitare il rischio di nuove aggressioni. Lanni è accusato di tentato omicidio e porto abusivo d’armi.
Il gip di Milano lo interrogherà giovedì, per ascoltare la sua versione e decidere sulla misura restrittiva. Nel frattempo, proseguono le verifiche sull’equilibrio psichico dell’uomo, elemento cruciale per comprendere se il gesto sia stato premeditato o frutto di un impulso incontrollabile.
L’aggressione di piazza Gae Aulenti resta uno degli episodi più inquietanti degli ultimi anni a Milano, riportando sotto i riflettori il tema della pericolosità sociale e del controllo post-penitenziario per chi soffre di disturbi mentali.