
Parla l’esperto Giovanni Rezza
Il professor Giovanni Rezza, epidemiologo esperto di infezioni emergenti, ha dichiarato: «la punta dell’iceberg». Secondo Rezza, i casi gravi vengono diagnosticati, ma il numero reale degli infetti potrebbe essere molto più elevato. In particolare, l’aumento della letalità — stimata intorno al 20% dei casi diagnosticati contro il 10-12% dell’anno precedente — potrebbe essere legata a una sottodiagnosi dei casi lievi o alla maggiore vulnerabilità delle persone contagiate.
Nel 2024 erano stati segnalati 20 decessi in tutto l’anno, mentre i dati relativi al 2025 fanno presupporre un possibile incremento delle vittime. L’attenzione resta alta su tutta la penisola, con un monitoraggio costante dell’andamento epidemiologico e l’implementazione di misure preventive nelle aree più colpite.
Espansione geografica e nuove strategie di controllo
Un aspetto rilevante della stagione 2025 riguarda la nuova geografia del contagio. Storicamente limitato alla Pianura Padana, il virus West Nile si sta ora diffondendo nel Centro-Sud, con focolai identificati nella provincia di Caserta e in vaste zone del Lazio. Questo cambiamento impone una riorganizzazione delle attività di sorveglianza epidemiologica e un potenziamento delle misure di prevenzione a livello locale e regionale.
Tra le principali azioni raccomandate dagli esperti si segnalano: disinfestazioni con larvicidi, installazione di zanzariere alle finestre, uso regolare di repellenti cutanei e una particolare attenzione alla prevenzione del ristagno d’acqua. Queste pratiche risultano fondamentali per limitare la proliferazione della zanzara Culex e ridurre il rischio di trasmissione del virus.
Le amministrazioni locali stanno investendo in campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e agli operatori del settore agricolo, spesso maggiormente esposti al rischio di punture. La cooperazione tra enti pubblici e privati si conferma essenziale per garantire una copertura efficace delle azioni preventive su tutto il territorio interessato.
Inoltre, si sottolinea l’importanza di un sistema di sorveglianza attiva che coinvolga sia animali sentinella come cavalli e polli, sia il monitoraggio degli uccelli migratori, spesso responsabili della diffusione del virus su lunghe distanze.

Diagnosi, sintomi e approccio terapeutico
La diagnosi precoce dell’infezione da West Nile rimane una delle principali sfide per il personale sanitario. La maggior parte dei soggetti infetti non presenta sintomi evidenti, mentre circa il 20% sviluppa manifestazioni quali febbre superiore ai 38°C, cefalea e dolori muscolari. In presenza di tali sintomi, soprattutto durante la stagione calda e nelle zone a rischio, è consigliabile consultare tempestivamente il proprio medico e valutare l’esecuzione di test specifici per i Flavivirus, gruppo di virus che comprende anche Dengue e Chikungunya.
Attualmente, non sono disponibili vaccini né terapie antivirali specifiche per la cura della West Nile. Il trattamento consiste principalmente in interventi di supporto, quali la gestione della febbre e il monitoraggio delle complicanze neurologiche. Tale situazione è particolarmente critica per le categorie più a rischio, tra cui anziani e persone con patologie croniche preesistenti. Negli ultimi anni si è registrato un rinnovato interesse della ricerca scientifica verso la messa a punto di nuovi antivirali, in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e contrastare le forme più gravi della malattia.
La collaborazione con i laboratori diagnostici e la formazione continua degli operatori sanitari rappresentano elementi chiave per migliorare la capacità di identificare tempestivamente i casi, ridurre i tempi di risposta e limitare la diffusione del virus nella popolazione.
Inoltre, la raccolta sistematica di dati clinici e l’analisi delle catene di trasmissione permettono di identificare tempestivamente eventuali cluster e di adattare le strategie di intervento in modo mirato ed efficace.
Piano nazionale e prevenzione integrata
L’attuale scenario epidemiologico richiede l’adozione di un piano nazionale di prevenzione e il rafforzamento delle misure di coordinamento tra Ministero della Salute, Regioni e Comuni. Gli esperti sottolineano l’urgenza di pianificare campagne di disinfestazione mirate prima dell’inizio della stagione estiva, garantendo una regia centralizzata che possa assicurare uniformità ed efficacia degli interventi.
Tra le iniziative in corso, si evidenzia la necessità di una geolocalizzazione dinamica dei casi umani, per individuare rapidamente nuovi focolai e attivare le procedure di contenimento. Il sistema di sorveglianza attiva va rafforzato mediante l’uso di strumenti digitali e la collaborazione con enti di ricerca, con l’obiettivo di individuare precocemente eventuali variazioni nell’andamento dei contagi.
In un contesto caratterizzato da estati sempre più calde e dalla presenza di diverse malattie trasmesse da vettori, tra cui Dengue e Chikungunya, le strategie di prevenzione devono essere adattate alle nuove sfide climatiche e ambientali. La tempestività e la capillarità degli interventi sono fondamentali per evitare che il virus West Nile diventi una minaccia strutturale per la salute pubblica.
Infine, la sensibilizzazione della popolazione e la promozione di comportamenti responsabili restano strumenti essenziali per ridurre il rischio di esposizione e garantire una risposta rapida ed efficace in caso di emergenza sanitaria.