Zanzare e fragilità: il contesto epidemiologico
Nel 2025 sono oltre 50 i casi confermati di West Nile in Italia. Il virus, trasmesso dalle zanzare culex, non si diffonde da persona a persona, ma può diventare letale in soggetti già fragili o con patologie pregresse. L’80% dei contagiati rimane asintomatico, mentre nel restante 20% possono insorgere sintomi gravi, soprattutto se si tratta di persone anziane o immunodepresse. Il Ministero della Salute, in collaborazione con le Regioni, ha attivato un sistema di sorveglianza nazionale, che comprende anche protocolli di sicurezza per trasfusioni di sangue e trapianti, due dei canali più sensibili in situazioni di epidemia virale.

I medici di famiglia in prima linea: “Servono più competenze”
In risposta all’aumento dei casi, la Simg (Società Italiana di Medicina Generale) ha espresso la propria disponibilità a collaborare con l’Istituto Superiore di Sanità per formare adeguatamente i medici di base. Come ha spiegato il presidente Alessandro Rossi, il medico di medicina generale è spesso il primo osservatore sul territorio, e può essere decisivo per una diagnosi precoce e il contenimento dei focolai. Un modello già testato con successo, ad esempio con RespiVirNet, la rete di sorveglianza per l’influenza. «Siamo pronti a schierare una rete di medici sentinella formati e certificati, in collaborazione con le istituzioni sanitarie», ha dichiarato Rossi, sottolineando l’importanza di diagnosticare anche le arbovirosi autoctone. Dalle parole del professor Federico Gobbi, direttore scientifico dell’Irccs di Negrar e docente a Brescia, emerge una chiara priorità: «Serve una sensibilizzazione della classe medica, perché anche le infezioni autoctone devono entrare nel radar diagnostico». Una necessità condivisa da Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Iss, che ribadisce l’urgenza di costruire un sistema capillare e reattivo, partendo proprio dai medici di base.