Endorfine e concentrazione: cosa succede davvero al corpo dell’atleta
Dal punto di vista fisiologico, l’effetto placebo può essere molto concreto. La percezione di un miglioramento può portare l’organismo a produrre endorfine, gli ormoni del benessere, che aiutano a ridurre la percezione della fatica, aumentare la soglia del dolore e migliorare l’attività muscolare. Tutto questo si traduce in una performance più alta, anche se il gesto che la innesca – come un semplice bendaggio – non ha alcuna funzione medica oggettiva. “La mente, se convinta dell’efficacia di un determinato trattamento, genera risposte fisiologiche reali”, ribadisce Bernetti. È una reazione psicosomatica molto studiata anche in ambito clinico, che nello sport trova un terreno fertile, dove la differenza tra una vittoria e una sconfitta può passare da dettagli minimi. (Continua dopo le foto)

Nessuna prova di doping: le speculazioni restano infondate
Nonostante l’ipotesi, ventilata da un ex medico del Real Madrid, che le bende potessero nascondere pratiche poco lecite, non esiste alcuna evidenza o prova concreta che colleghi i fasciaggi dei giocatori del Barcellona a fenomeni di doping. Si tratta di illazioni prive di fondamento, facilmente smentite anche dai controlli anti-doping regolarmente effettuati dalla UEFA. Nel calcio moderno, dove ogni movimento è studiato, monitorato e analizzato, un gesto ripetitivo come una benda può avere molto più a che fare con la psiche dell’atleta che con esigenze mediche o irregolarità. Come spiega Bernetti: “La mente influenza il corpo, e lo fa ogni giorno. Nell’atleta questo legame è amplificato: credere di poter vincere è spesso il primo passo per riuscirci davvero”.