Gianluigi Paragone è intervenuto a «L’Aria che tira», su La7, e ha rimarcato i temi principali della sua creatura politica, Italexit, che secondo gli ultimi sondaggi è vicina alla soglia di sbarramento del 3%. Il partito, come suggerisce il nome stesso, si propone innanzitutto l’uscita dall’Unione Europea e anche da quella monetaria. Nel corso del suo eloquio Paragone si è lasciato andare anche ad una prolessi: il giornalista ha detto chi sarà secondo lui il prossimo presidente del consiglio. (continua a leggere dopo le foto)
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“L’aria che tira”, la profezia di Paragone: “Chi sarà il prossimo premier”
Cosa succederebbe se in Italia avessimo come premier Paragone? Considerando che ci sarebbero i miliardi del Pnrr da gestire «si rinegozierebbe come ha fatto la Gran Bretagna. Noi però vogliamo uscire anche dall’unione monetaria. Se ci fosse una maggioranza molto significativa di cittadini italiani a favore dell’uscita dall’Ue, allora non si potrebbe fare altro che negoziare. Si rinuncerebbe al Pnrr? Ma tanto a Palazzo Chigi non può arrivare Paragone, non come Mario Draghi che è stato pilotato da qualcuno», ha detto l’ospite a «L’Aria che tira». (continua a leggere dopo le foto)
Paragone: “Mi sembra chiaro che il percorso è delineato per…”
Parlando di Mario Draghi e delle sue dimissioni Paragone ha fatto poi una previsione. Alla domanda diretta “chi potrebbe prendere il posto dell ‘ex banchiere centrale dopo le elezioni del 25 settembre?”, il leader di Italexit ha risposto fermo: «Mi sembra chiaro che il percorso è delineato per ricreare le condizioni emergenziali e quindi per portare a Palazzo Chigi un altro uomo della provvidenza: prima Monti, poi Draghi. Mi sembra che lo spazio per la politica non ci sia più». (continua a leggere dopo le foto)
Draghi, cosa dicono dall’estero: l’incredibile editoriale uscito sul «NYT»
Un altro tecnico dunque? Ma chi? Intanto dall’America cominciano ad arrivare articoli che non elogiano l’operato dell’ex governatore di Bankitalia, o meglio, che non vedono così male la sua uscita di scena. «La caduta di Draghi è un trionfo della democrazia, non una minaccia alla democrazia», è il titolo sorprendente di un pezzo uscito sul “New York Times”. L’articolo lo ha firmato Christopher Caldwell che ha scritto: «In una delle sue newsletter JPMorgan ha descritto le manovre parlamentari che hanno portato alla cacciata di Draghi come un “colpo di stato populista” (…). Ma c’è qualcosa di strano nell’attribuire a Draghi il ruolo di simbolo della democrazia: nessun elettore da nessuna parte ha mai votato per lui». Di conseguenza, per quanto stimabile e capace Draghi sia, «le sue dimissioni sono un trionfo della democrazia, almeno come è stata tradizionalmente intesa la parola democrazia», le conclusioni di Caldwell. La parola dunque al popolo. Leggi anche l’articolo —> Bonus da 3500 euro a famiglia, ormai è ufficiale: ecco come averlo