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Matteo Messina Denaro, la folle richiesta dal carcere

Matteo Messina Denaro ha fatto una richiesta assurda dal carcere nel quale si trova. Di cosa si tratta? L’ex boss di Cosa Nostra è stato arrestato 10 giorni fa e da una settimana circa si trova nel carcere de L’Aquila. L’uomo non ha ancora ricevuto visite ma al momento sembrano ben altre le sue preoccupazioni. E da qui nasce la richiesta fatta nelle ultime ore.

Messina Denaro, la richiesta assurda dal carcere per le cure
Messina Denaro, preoccupato per le cure, fa una richiesta assurda

Messina Denaro, preoccupato per le cure, fa una richiesta assurda

L’ex latitante ha un tumore al colon, al momento della sua cattura infatti si trovava in una clinica di Palermo proprio per questo motivo. E ora arriva la notizia assurda dal carcere. Messina Denaro avrebbe chiesto un trattamento speciale per la sua malattia. L’uomo avrebbe richiesto “cure speciali che ci sono solo in Israele”. Insomma, il mafioso adesso si sta preoccupando per le sue condizioni di salute, come riferisce La Repubblica

Ha parlato solo con i medici in questi primi giorni da detenuto, un breve colloquio con la psicologa del penitenziario, qualche parola anche con le guardie carcerarie, per il resto rimane in silenzio. Messina Denara l’aveva chiarito sin da subito che non avrebbe parlato davanti alle Corti, spiegando di non sentirsi pentito di ciò che sostiene di non aver fatto. L’unica preoccupazione che ha al momento è il tumore. “Non ho ricevuto una educazione culturale ma ho letto centinaia di libri, sono quindi informato sulle cure, vi prego di poter essere trattato con farmaci e terapie migliori“, avrebbe detto.

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Cos’è successo i primi giorni in carcere

Intanto, in questa prima settimana di detenzione al 41bis a L’Aquila, Messina Denaro non ha ancora ricevuto visite. Soltanto la nipote gli avrebbe telefonato. Stando a quanto trapelato finora, inoltre, sembra che il boss abbia rifiutato la passeggiata da solo nell’ora d’aria. E avrebbe raccontato agli agenti che era abituato a fare un cammino di cinque chilometri ogni giorno durante la latitanza.

“Non creo problemi, ditemi cosa devo fare”, questo il suo atteggiamento all’interno del carcere. Intanto nega tutto quello che ha fatto e non ha intenzione di collaborare con le autorità. “Non sono la persona che viene descritta. Non ho mai ucciso donne o bambini”. Un’affermazione a cui è praticamente impossibile credere dal momento che il boss mafioso è stato condannato in via definitiva per aver partecipato al rapimento e all’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. Si pensa inoltre che ci sia lui dietro la strage di via dei Georgofili a Firenze, dove morirono il vigile urbano Fabrizio Nencioni, sua moglie Angela e le loro due figlie di otto anni e cinquanta giorni.

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