Il passaggio dall’ora solare 2023 all’ora legale arriverà a breve. Le giornate saranno più lunghe e in questo modo sentiremo maggiormente l’arrivo dell’estate,. Da tempo però si parla dell’abolizione del cambio orario. Per quanto ancora sposteremo le lancette in primavera e in autunno? (Continua dopo le foto)
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Ora legale 2023, quando vanno spostate le lancette
La pratica del cambio dell’ora non esiste ovunque nel mondo. È stata introdotta tanti anni fa con lo scopo del risparmio energetico. Ma le ore di luce durante la giornata non solo le stesse in tutti il mondo. Ad esempio, i Paesi della fascia tropicale non adottano l’ora legale perché la variazione delle ore di luce durante l’arco dell’anno è minima. Alcuni paesi dell’emisfero australe, adottano la pratica del cambio dell’ora ma, ovviamente, al contrario. In Australia infatti, l’ora legale è in vigore da ottobre a fine marzo o inizio aprile
Il cambio dell’ora, ossia il passaggio dall’ora solare a quella legale, quest’anno avverrà tra sabato 25 marzo 2023 e domenica 26 marzo 2023. Le lancette dei nostri orologi si sposteranno dalle 2 alle 3 di notte. Dormiremo un’ora in meno, ma il giorno dopo il tramonto avverrà un’ora più tardi. Ciò ci permetterà di avere più luce durante la giornata. In questi anni si è parlato tanto dell’abolizione dell’ora solare. (Continua dopo le foto)
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Per quanto ancora ci sarà il cambio dell’ora?
I Paesi del Nord Europa premono perché l’ora solare venga abolita. In effetti, a loro poco cambia se le lancette si spostano un ora avanti per via della loro posizione geografica. In Italia però, il beneficio è enorme: il cambio d’ora, dunque, continuerà anche nei prossimi anni sulla nostra Penisola.
L’abolizione dell’ora solare era stata rilanciata, l’anno scorso, dalla Società italiana di medicina ambientale. Secondo loro sarebbe la mossa giusta per contrastare il caro bollette. Avevano anche stimato che il risparmio sarebbe stato di 1 miliardo di euro “solo nel primo biennio”, oltre ai benefici ambientali, con un taglio delle emissioni climalteranti per un totale di 200 mila tonnellate di anidride carbonica all’anno.
