SOCIAL. Negli ultimi giorni, gli investigatori forensi hanno analizzato attentamente diverse telecamere di sicurezza per ricostruire i movimenti di Alessandro Impagnatiello, il 30enne accusato di aver ucciso la sua compagna Giulia Tramontano, incinta di sette mesi. I filmati registrati tra il 30 e il 31 maggio, la notte in cui si suppone che Impagnatiello abbia fatto scomparire il corpo della donna, mostrano spostamenti nelle vicinanze della loro abitazione a Senago, alle porte di Milano. Queste immagini sembrano confermare la versione fornita da Impagnatiello agli inquirenti.
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Giulia Tramontano: nuovi dettagli
Le autorità si sono concentrate non solo sugli eventi successivi alla scomparsa, ma anche su quelli precedenti, cercando di scoprire le intenzioni di Impagnatiello e il modo in cui avrebbe fatto scomparire il cadavere di Giulia Tramontano. Secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, le analisi tecniche e scientifiche condotte sugli oggetti presenti nella casa hanno evidenziato impronte digitali su pacchi di detersivo e cellophane utilizzati per occultare il corpo, nonché tracce digitali su computer e tablet sequestrati. La prossima settimana, a Parma, presso il Ris dei carabinieri, verranno esaminati esami biologici trovati nell’appartamento, nel garage e nella cantina.
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I Ris di Parma
Mercoledì prossimo, saranno effettuati accertamenti irripetibili dai Ris di Parma sulle tracce di sangue e fuliggine, nonché sugli oggetti sequestrati nell’appartamento di Senago. Gli avvocati di Impagnatiello, Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, avranno la possibilità di consultare un consulente di parte. Fino ad ora, tutti gli accertamenti condotti dai carabinieri del Nucleo investigativo hanno confermato la versione fornita dal 30enne durante la sua confessione, incluso il giorno in cui afferma di aver abbandonato il cadavere. Al momento, l’ipotesi degli investigatori è che il corpo di Giulia Tramontano sia rimasto abbandonato per tre giorni tra il garage, la cantina e il bagagliaio dell’auto di Impagnatiello.
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Nel frattempo, gli inquirenti si interrogano se l’uomo abbia agito da solo o abbia ricevuto aiuto da qualcuno. Sorgono anche domande sul fatto che qualcuno possa aver assistito all’omicidio. Le ricerche condotte sul telefono del trentenne, utilizzando un software specifico, potrebbero fornire informazioni più dettagliate sulle attività online effettuate prima del crimine. In tal caso, potrebbe essere considerata l’ipotesi di un omicidio premeditato, sostenuta dal procuratore ma non ancora accettata dal giudice.