Giacomo Bozzoli è stato arrestato lo scorso giovedì, 11 luglio 2024, nella sua villa a Soiano del Garda. L’uomo, condannato all’ergastolo in via definitiva per l’omicidio della zio Mario, avvenuto l’8 ottobre 2015, non si era presentato in aula quando la Cassazione ha emesso la sentenza. La sua latitanza è durata 11 giorni, dopodiché è arrivato l’arresto, pare grazie ad una soffiata da parte di una persona vicina a lui. Una volta catturato, Giacomo Bozzoli ha parlato di una persona che potrebbe ribaltare le accuse a suo carico: un testimone austriaco. (Continua dopo le foto)
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L’arresto di Giacomo Bozzoli
Nel pomeriggio di giovedì 11 luglio, grazie ad una soffiata arrivata alle 5 del mattino da parte di qualcuno “a lui vicino”, riporta Il Corriere, è stata perquisita la villa dove Bozzoli viveva con la moglie Antonella Colossi e il figlio di 9 anni. Come sono state aiutate le forze dell’ordine? Facendo “qualcosa di cui non possiamo svelare i dettagli. Qualcosa rilevata telematicamente”, si legge. Quando le pattuglie sono arrivate nella casa, il rumore dell’aria condizionata ha insospettito tutti. Alle 5 del pomeriggio, l’irruzione. È bastata mezz’ora per trovarlo: era nascosto nel cassettone del letto matrimoniale. In casa erano presenti anche i vestiti che indossava nell’hotel a Marbella, dove era stato filmato il 30 giugno. Poi lo scoprono nel cassettone. Quali sono state le prime parole di Bozzoli? (Continua dopo le foto)
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Cos’ha detto Bozzoli una volta catturato
Quindi Giacomo Bozzoli ha parlato con il procuratore di Brescia Francesco Prete. “Lei è un uomo dello Stato, non si può mettere in galera un innocente. Non mi avete dato la possibilità di difendermi. Sono innocente. Lo capirete dalle lettere che vi ho spedito. In quelle lettere ci sono le prove della mia innocenza”, le sue parole. Durante la sua latitanza in Francia, Bozzoli ha scritto una tre copie di una lettera: una per il procuratore Prete, una seconda per il procuratore generale Guido Rispoli e una terza a Roberto Spanò, presidente della Corte d’assise che lo ha condannato in primo grado. “Sembrava quasi non capire che il processo ormai è chiuso, che la sentenza è definitiva”, ha detto un inquirente. Nelle lettere, Giacomo Bozzoli parla di un testimone austriaco che avrebbe le prove per scagionarlo.
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