Il naufragio della barca a vela Bayesian al largo di Palermo continua a sollevare numerosi interrogativi. La tragedia ha catturato l’attenzione della procura di Termini Imerese, guidata dal procuratore Ambrogio Cartosio, che ora si sta occupando di fare luce su quanto accaduto.
Nelle ultime ore anche il costruttore del Bayesian è intervenuto per dire la sua sulla sua nave, ritenuta “inaffondabile”. In attesa dei risultati delle indagini, la sua testimonianza fa emergere l’ipotesi di un errore umano come causa, o concausa, dell’affondamento. (Continua a leggere dopo la foto…)
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Il Bayesian colato a picco al largo di Palermo
Il Bayesian, varato nel 2008 dalla Perini Navi, azienda controllata dall’Italian Sea Group, è affondato il 19 agosto intorno alle 4 del mattino, in circostanze ancora poco chiare. Sulla zona imperversava una fortissima tromba d’aria, ma questo non avrebbe dovuto essere un problema per un’imbarcazione di tali dimensioni (56 metri) e fattura.
Dalle varie analisi, secondo quanto riporta“The Social Post“, si è scoperto che la chiglia mobile, o deriva, era sollevata al momento del naufragio, un fattore che potrebbe aver compromesso la stabilità dell’imbarcazione. Ma vediamo nel dettaglio l’opinione di quella barca la conosceva molto bene.(Continua a leggere dopo la foto…)
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“Era inaffondabile”, il Bayesian come il Titanic
Secondo quanto riferito da “The Social Post”, Giovanni Costantino, amministratore delegato dell’Italian Sea Group, ha respinto con fermezza l’idea che l’affondamento possa essere stato causato da un cedimento strutturale, come il presunto spezzamento dell’albero maestro, definendola una “bufala” dannosa per l’immagine dell’azienda.
Costantino ha invece puntato il dito contro l’equipaggio, sostenendo che, se fossero state eseguite le manovre corrette, l’incidente avrebbe comportato “rischio zero”. Ma allora cosa è accaduto quel fatidico giorno del naufragio? La tragedia avrebbe potuto essere evitata?
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