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Moussa Sangare, Bruzzone gela tutti: “Era una bomba…”

roberta bruzzone moussa sangare

La famosa criminologa Roberta Bruzzone è intervenuta sul caso dell’omicidio di Sharon Verzeni, all’indomani della confessione da parte di Moussa Sangare. In questo mese di indagini, l’esperta aveva delineato il possibile profilo psicologico del killer e, a quanto pare, aveva ragione. La Bruzzone infatti, aveva ipotizzato che ad uccidere la malcapitata potesse essere stato una persona in preda ad un impeto violento che non conosceva la sua vittima. Cosa ha detto la criminologa sull’assassino di Sharon? (Continua dopo le foto)

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Omicidio Sharon, Roberta Bruzzone si esprime su Moussa Sangare

Omicidio Sharon, Roberta Bruzzone si esprime su Moussa Sangare

Sin da subito la Bruzzone aveva intuito quale poteva essere il profilo del killer di Sharon. “Perché prima di tutto è stato un delitto per mano di un disorganizzato”, ha rivelato. “La prova era quel cellulare lasciato nelle mani della vittima ferita ma ancora viva, dandole così l’occasione di chiedere aiuto. Non lo fai se puoi essere riconosciuto. Mi ha fatto subito pensare che si trattasse di un gesto d’impeto e non di quello di un serial killer”, ha detto. La criminologa quindi aveva capito che si trattato di un gesto di un violento, che non conosceva la vittima. Purtroppo, secondo l’esperta, “poteva capitare a qualsiasi altra donna”. Semplicemente Sharon si è trovata al posto sbagliato al momento sbagliato. (Continua dopo le foto)

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Roberta Bruzzone: “Moussa Sangare lasciato libero”

La criminologa ha colto la palla al balzo per evidenziare un aspetto che non funziona nel sistema. “C’è da chiedersi perché un uomo che ha già minacciato la sorella con un coltello e maltrattato la madre, quindi un uomo violento, è stato lasciato libero anche di uccidere. Andava valutato come un atto violento. E andava seguito”, ha spiegato, soprattutto perché “in questi casi la misura cautelare è prevista”. Invece è stato lasciato libero nonostante le denunce, un grande campanello d’allarme. Secondo la criminologa qualcosa nel sistema deve cambiare per evitare che persone così possano fare danni del genere. “Occorre ricoverarle in strutture apposite. Non c’è altra strada. Perché questi soggetti non sono in grado di prendere da sole medicine, perché in molti, troppi casi, la loro salvezza è proprio il ricovero in strutture. Io non dico di riaprire certe strutture psichiatriche, ma una soluzione occorre trovarla. Serve una legge, da studiare insieme agli esperti. Le Rems, gestite dai dipartimenti di salute mentale, lo abbiamo visto, per mille motivi non sono sufficienti”, ha spiegato la criminologa che ha definito Moussa Sangare come “una bomba innescata”.

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